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Giorgio aveva solo
otto anni quando il 18 settembre 93 il conducente di una moto, forse
credendo di potere sostituirsi a Dio, decise che la sua vita era durata
troppo.
E’ doloroso ricordare come quell’angelo
sia andato via sotto gli occhi impotenti della madre, immaginare gli occhi
terrorizzati della sorellina minore che l’ha visto balzare da una parte
all’altra quasi fosse un oggetto lanciato all’aria, cercare di capire il
senso di vuoto che prova, pure non rammentando i suoi abbracci, il fratello
ancora più piccolo.
E soffriamo ogni volta nel domandarci perché
a quel bambino, con la sua vivacità, il suo amore e la sua gentilezza, sia
stata tolta tanfo brutalmente la vita che gli si apriva davanti, perché il
”centauro” che guidando a velocità elevata l’ha travolto ed ucciso
non abbia pagato in nessun modo, perché la giustizia abbia violato la
dignità della famiglia e ne abbia deluso e rinnovato il dolore.
E io, fratello di un angelo, non riesco a
capire perché nessuno abbia mai chiesto perdono per aver strappato dalla
terra fertile le radici di un fiore che continua a germogliare vivacemente
nei cieli.
Antonio Fusco
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