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Annalisa
era una giovane ragazza del suo tempo: allegra, generosa, impegnata tra il
lavoro e la sua grande passione per lo sport e la palestra.
Era la nostra unica figlia, il centro della nostra
vita fin dal giorno della sua nascita.
E’ stata una bambina buona e paziente anche nelle difficoltà: la
vediamo ancora in quel lettino d’ospedale dopo l’intervento di
appendicite fatto d’urgenza, o con la gamba ingessata ed in trazione dopo
una caduta dai pattini: mai un lamento, solo quei grandi occhioni verdi che
ci guardavano malinconici.
Poi gli anni della scuola, con l’impegno costante negli studi di
ragioneria, il diploma, l’impiego in una buona azienda locale, il
fidanzato Marco … mille progetti di un prossimo futuro di sposa, con
l’acquisto di una casa che doveva concretizzarsi di lì a pochissimo.
E invece … in
una splendida mattina di luglio, calda e piena di sole, tutto è stato
spazzato via in meno di un istante.
Salutato il
fidanzato, Annalisa tornava a casa dal mare per raggiungerci a pranzo,
quando un pazzo incosciente (questo è il termine più civile che possiamo
usare per lui) dalla corsia opposta, a velocità folle, le si è
scaraventato addosso: Annalisa ci ha lasciato lì, in quella frazione di
secondo.
Inutile parlare
del dolore inconsolabile in cui viviamo da quel momento, del senso di vuoto
e di tristezza che accompagna da allora i nostri giorni.
La sola
consolazione ci viene dalla Fede e dalla certezza che la nostra amata figlia
è ora un Angelo tra gli Angeli e, di lassù, veglia su di noi e ancora ci
sorride.
Il babbo Giancarlo e la mamma Graziella
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