Leoniero Bellini, 77 anni - Roma -19 novembre 1922 - 12 agosto 2000


     Mio padre era nato in una famiglia di mezzadri in provincia di Siena e si era trasferito giovanissimo a Roma  presso parenti che lavoravano come portieri in un’ambasciata; aveva imparato lì a conversare in più lingue e durante e dopo la guerra aveva lavorato come cameriere in molti alberghi e ristoranti importanti, conoscendo, senza rimanerne affascinato, gli ambienti  dell’alta società, uomini di spettacolo, nobili, politici. 

     Il suo sogno era avere un’attività in proprio e affrontando difficoltà e debiti riuscì ad aprire un bar in un quartiere, Monteverde vecchio, che è oggi tra i più ricercati di Roma; e in quell’esercizio, che ha gestito con il solo aiuto di mia madre, ha passato trent’anni. 

     Nel suo bar si poteva ascoltare solo musica classica, soprattutto lirica, o i dibattiti trasmessi da Radio Radicale o i programmi culturali di Rai Tre; lui era molto interessato alla cultura e alla politica e spesso si accendevano discussioni vivaci con i clienti; ma credo sia rimasto nella memoria di molti di loro proprio perché la sua era una personalità fuori dal comune.

      Da quando era in pensione andava tutti i giorni con la bicicletta a godersi la libertà e Roma, e luoghi di Roma che non tutti conoscono con un gruppo guidato da una giovane laureata poi eletta in consiglio comunale; e in bicicletta è stato tamponato ed è caduto, subendo un intervento alla testa, e la rianimazione, e la corsia, per morire dopo 40 giorni.  

     Dicono che è stata colpa sua, e il GIP ha accolto la richiesta di archiviazione; io non credo sia vero,  vedremo. 

      Mio figlio Adriano – quando è nato l’ho visto veramente contento, anche se secondo lui mi ero decisa un po’ tardi – si dispiace perché non lo ricorda, aveva solo 5 anni,  come invece i nipoti già grandi Elisa e Mauro che gli erano molto affezionati.  

      So che era anziano, che perdere il padre è nell’ordine delle cose; ma mi dispiace per Adriano, gli manca la figura del nonno, come manca a me qualcuno che mi dica  “… stai calma!” col suo sorriso.

 Daniela Bellini      

                                                                                                                                                                   

associazione italiana familiari e vittime della strada