Martina Pluchino , 18 anni - Ragusa - 17 settembre 1982 - 17 febbraio 2001

    
 Quando ti muore un figlio muori con lui, la rabbia ti porta ad odiare tutti, sei solo al mondo col tuo dolore ed è un dolore senza fine, un’angoscia inesprimibile, e sai che non passerà mai e che nessuno ti potrà mai aiutare. 
     E soffri non solo perché ti manca nella vita di tutti i giorni, ma per tutte le speranze, i progetti e le aspettative che tuo figlio non realizzerà mai, perché continui a vivere e senti di non meritarlo,  perché sai di averlo tradito,  lo avevi preparato alla vita e la vita l’ha ucciso. 

     Martina aveva 18 anni, frequentava con profitto il quinto anno del liceo scientifico, era una ragazza bellissima, buona, solare, allegra, con due grandi passioni, la lettura e la musica; avrebbe fatto la giornalista, avrebbe continuato a suonare la chitarra elettrica col suo gruppo epic-metal che, ironia del destino, avevano chiamato “gli yeratel”: ora è diventata un angelo vero, magari suona lassù la sua chitarra, bianca come la sua bara, insieme ai cherubini. 
     Sono usciti in quattro, per una pizza,  quel maledetto sabato sera, scendevano sulla strada provinciale per Marina di Ragusa con un’utilitaria; una diciottenne fresca di patente alla guida di un’auto di grossa cilindrata che viaggiava nella corsia opposta ne ha perduto il controllo, forse a causa dell’alta velocità, la macchina è piombata su quella nella quale viaggiava Martina, che è morta sul colpo. 
     Sulla stessa provinciale hanno già perso la vita parecchie persone e chi sa quanti altri vi moriranno se l’amministrazione non si decide a sistemarla. 
     E’ passato più di un anno e io e mio marito non sappiamo e non vogliamo sapere niente del processo, non vogliamo aggiungere ansia al dolore, la beffa al danno; ci dicono che quella ragazza se la caverà con una condanna a qualche mese, che peraltro non sconterà, che dunque l’uccisione di nostra figlia non sarà punita: come potremmo avere fiducia nella giustizia?
     Abbiamo voluto chiudere immediatamente la questione risarcimento, è stato davvero straziante monetizzare il sangue di Martina, capire quanto poco valgono, per la nostra società, una  giovane vita finita tra le lamiere contorte e una famiglia distrutta dal dolore!

Maria Pizzo       
         

associazione italiana familiari e vittime della strada