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Mi è stato detto molto tempo fa che Dio si affaccia sui giardini della terra, coglie i fiori più belli e
li porta in cielo con Sé.
E' stato così anche per mio figlio Massimo, morto in un incidente stradale il 26.8.94 a soli diciannove anni.
Era un ragazzo pieno di vita, aveva il suo lavoro, amava la famiglia, la musica rock, il moto-cross;
era bello, socievole, altruista, qualità che gli avrebbero permesso di vivere felice se non fossero
state spezzate con la sua vita quella sera d'estate di cinque anni fa.
Massimo era trasportato su una delle due auto di amici che tornavano da una sera spensierata e i cui
conducenti ingaggiarono una sfida a sorpassarsi; andò tutto bene fino a quando non sopraggiunse una terza auto;
per evitare l'impatto il guidatore dell'auto dove era Massimo sfondò una canaletta di irrigazione in cemento
finendo la corsa in un campo di girasoli.
Morirono sul colpo Massimo, la sua fidanzata e la sorella del guidatore, che invece si salvò con
un altro amico: tanto sangue innocente gettato via per un momento di incoscienza.
Ancora oggi non so darmi pace, vorrei potere ancora dargli tutto l'amore di cui una mamma è capace,
invece non è più con me.
Gli anni sono passati, giustizia non è stata ancora fatta; spero solo che finisca questo calvario
di avvocati e tribunali, di poter vivere prima o poi con mio marito e mia figlia più
serenamente nel ricordo del nostro adorato Massimo.
Miria Pazzaglia Polo
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