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Matteo aveva nove anni. Era un bambino dolce, amava la vita in tutte le sue componenti e la viveva con
grande intensità.
Il 17 febbraio 1997 si stava recando a scuola, distante poche centinaia di metri dalla nostra abitazione.
Un automobilista distratto lo ha colpito con lo specchietto retrovisore sinistro della sua autovettura pochi
centimetri distante dal marciapiede.
Da quel momento iniziava il calvario di Matteo: prima il tardivo intervento dell'autoambulanza arrivata
solo dopo quaranta minuti, poi il rifiuto del ricovero, per mancanza di posti, nei tre ospedali di Catania.
Dopo cinque giorni Matteo è morto senza aver ripreso mai conoscenza.
La Magistratura catanese ha trattato il caso con incredibile superficialità e non è stata in grado di dare
risposte adeguate né sull'incidente né sui quaranta minuti di ritardo dell'autoambulanza e nemmeno sul
mancato ricovero in una struttura adeguata.
Dopo un anno il procedimento penale è stato archiviato, mentre quello civile è ancora in corso.
Questo epilogo ci ha molto amareggiato perchè da cittadini rispettosi delle leggi dello Stato contavamo
sul processo e su una giusta punizione dei colpevoli.
La lezione che è uscita dal tribunale di Catania è che la legge sta dalla parte dei colpevoli: e
soprattutto questo è orribile, che chi dovrebbe aiutarci a ricordare Matteo con amore ci costringe invece a
farlo con rabbia.
Mario Pulvirenti*
* responsabile del Comitato per la provincia di Catania
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