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“La
morte è una legge non una punizione” scriveva Seneca ma ci sono delle
morti, oggi, che se non sono delle punizioni hanno quantomeno un
terribile sapore di beffa, di tiri mancini giocati da una sorte
vigliacca. E quella di Silvio è una di queste.
Se n’è
andato in un giorno di luglio mentre un mare d’olio e il caldo afoso
che lui tanto amava lo stavano aspettando. E lo aspettava la sua
famiglia, riunita per le vacanze. Aspettava un amico il padre, un
ragazzino da coccolare la madre; aspettavano un compagno giocoso e
complice nei divertimenti i nipotini e la sorella. E lo aspettava anche
il destino cieco, distratto e insolente che si è portato via un
meraviglioso Peter Pan, un amico sincero, un compagno insostituibile, un
uomo straordinario per le scelte di vita fatte e tante volte pagate di
prima persona.
E’ dura fare
i conti con un presente ed un futuro che si era immaginato in compagnia
eletta e ci si ritrova a vivere da soli. E’ dura pensare che proprio
lui, così tranquillo e prudente alla guida, sia rimasto vittima di quel
mostro che va diventando la strada, e con essa la fretta, la distrazione
e l’inosservanza delle leggi. Sono state infinite le volte in cui,
vedendo quei ragazzini correre e camminare su una ruota o fare manovre
azzardate, riusciva a prevedere in anticipo le mosse e scansarle.
Infinite le volte in cui, muovendosi per mete anche vicine, assaporava
il viaggio e bonariamente scherniva gli "untorelli", come lui
li chiamava, che avevano fretta di divorare la strada. Infinite le volte
in cui - da solo o con altri colleghi - dalle colonne di “Calabria
motori” (il giornale da lui fondato) aveva chiosato avvenimenti di
cronaca, situazioni, costumi correnti, con sagacia, a volte con un
pizzico di cinismo ed un altissimo senso di responsabilità unito ad
un’apertura mentale straordinaria, che lo facevano sparare a zero,
senza mezzi termini, sulla stupidità dilagante, sulle istituzioni
distratte, sulla civiltà (?) dei consumi obbediente soltanto al
profitto. Se non è una beffa questa! ….
Ma è una
realtà del nostro tempo, quella delle morti sulla strada. Ed è per
questo che chi rimane ha l’obbligo morale della memoria, il dovere
fondamentale di costringere a ricordare. Una persona che scompare vive
sempre nei ricordi di chi l’ha conosciuta e di chi le ha voluto bene
ma ci sono persone che hanno bisogno di vivere nella memoria e nella
consapevolezza di tutti, per poter dire basta, per tentare di arginare
la stupidità e per evitare che di un problema se ne prenda coscienza
quando si è inevitabilmente passati dalla parte dei patiti.
L’angoscia
mortale che ci prende pensando a Silvio, a quello che avrà provato in
quel tragico istante, il dolore per la sua allegria e il suo entusiasmo
scomparsi per sempre, il senso tragico e pauroso di vuoto che avvertiamo
con la sua assenza non vorremmo fossero sperimentati da altri …
Adele, la
sua compagna
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