Aggiornata al 02.06.2004
L’Associazione
italiana familiari e vittime della strada / onlus nasce a Roma l’8.4.2000
dal "Comitato familiari" a sua volta sorto nel maggio ’98 presso l’Adiconsum
e riprende il nome attuale nell’assemblea nazionale del 15.12.2001 a Roma
dopo una parentesi come "Associazione vittime della strada onlus".
Dallo statuto
L’Associazione, laica e rigorosamente indipendente da ogni influenza
ideologica, partitica e finanziaria, è costituita per fermare la
strage stradale e dare giustizia ai superstiti.
Ciò attraverso la
sensibilizzazione dei familiari, delle stesse vittime se sopravvissute e
di quanti altri intendono impegnarsi per il raggiungimento di quei fini -
il conforto umano e l’assistenza psicologica e legale agli associati - un
capillare contatto con le realtà aggregate sul territorio, dalla scuola
alla strutture religiose, alle forze sociali, agli uffici giudiziari, ai
partiti politici, ai mezzi di comunicazione - il collegamento con
qualsiasi organismo concretamente rivolto all’attuazione di quei fini - la
individuazione e la conoscenza di massa dei problemi della incidentalità
stradale e delle sue conseguenze così come delle soluzioni sperimentate o
possibili - la duratura pressione sulle istituzioni a tutti i livelli per
la più ampia e puntuale applicazione delle norme esistenti e per
l’approvazione di nuove norme che a livello di prevenzione, repressione,
andamento ed accelerazione dei processi penali e civili ed equità dei
risarcimenti, risultino utili a quei fini.
Può essere
socio a pieno titolo chiunque si riconosca in questi scopi, ma alle
vittime gravemente invalide e ai familiari di quelle decedute è riservata
una quota di maggioranza negli organi centrali dell’Associazione.
La quota di
adesione annuale è minima (10 euro) anche se non sono esclusi versamenti
più consistenti; per l’adesione ci si rivolge alla sede operativa a Roma
o, se esiste, a quella locale.
I Soci
ricevono periodicamente un Notiziario interno, che riporta anche
convocazioni e ordini del giorno delle assemblee nazionali, oltre che
l’opuscolo "unirsi" nei successivi aggiornamenti; se Familiari possono
partecipare agli opuscoli "vittime della strada" e, se il loro lutto è
successivo alla costituzione dell’8.4.2000, chiedere all’Associazione di
costituirsi parte civile nei processi penali che li riguardano.
L’Associazione è decentrata in sedi locali il cui elenco può essere
consultato sul sito internet o richiesto alla sede operativa; allo stesso
modo è possibile conoscere integralmente lo statuto e gli altri atti e
documenti dell’Associazione.
La
situazione
La necessità
di un intervento di base è provata dai circa 8mila morti (quasi uno ogni
ora, 6 volte più dei caduti sul lavoro, 3 volte le vittime delle "torri
gemelle"), dai 20.000 disabili gravi (invalidi dal 33 al 100%) e dai
300mila feriti che la strada “produce” ogni anno (stime ospedaliere
Istituto superiore di sanità) oltre che dal costo economico (superiore ai
30 milioni di euro all’anno, stima CNEL ) e dalla prolungata incapacità
delle istituzioni di arrestare questo fiume di sangue.
La strada è,
dappertutto, la prima causa di morte per i giovani dai 15 ai 30 anni: in
Italia vi cadono ogni anno oltre 100 bambini, più di 2mila ragazzi dai 12
ai 24 anni, più di 2.200 donne di tutte le età : senza funerali di Stato,
senza clamore di stampa, senza scuse o pietà dei colpevoli ma, prima
ancora, di chi dovrebbe impedirlo.
Dopo 4 anni
di discussioni, e solo appena prima di decadere, la precedente legislatura
riuscì a dare delega al Governo per una profonda modifica del Codice della
strada, prevedendo la patente a punti, il patentino per i ciclomotori,
strumentazioni di sicurezza di serie ecc.
In questa
legislatura il Governo ha attuato, anche se con rilevante ritardo, parte
di quella previsione (patente a punti, patentino) ma senza l’impegno e la
costanza necessarie e dunque senza quella efficacia che in altri Paesi
(Inghilterra e Francia soprattutto) ha permesso il rispetto delle
indicazioni europee per un dimezzamento dei morti entro il 2010.
Il
Parlamento ha dal canto suo approvato alcune leggi senz’altro apprezzabili
per la sicurezza stradale (soprattutto la numero 168 / 2002 sul controllo
a distanza, sulla riduzione della soglia accettabile di tasso alcolico nel
sangue e sull’obbligo dell’auricolare, anch’essa però sostanzialmente
disapplicata dal Governo), ma senza riuscire ad imporre un qualsiasi freno
alla pericolosità delle discoteche e permettendo invece, unico Paese in
Europa oltre la Germania, una velocità in autostrada di 150 km/h.
Se questo è
il desolante panorama per quanto attiene alla sicurezza, le cose vanno
molto peggio per quanto riguarda il dopo-incidente.
Alle vittime
sopravvissute con invalidità gravissime o totali vanno infatti aggiunte le
diecine di migliaia di familiari – genitori, figli, sposi, fratelli –
delle vittime decedute.
Questi
superstiti, ai quali è stato tolto quanto avevano di più caro, sono
trattati dalla società come dei paria: mancanza totale di punizione dei
colpevoli, processi civili interminabili, risarcimenti offensivi accettati
per bisogno o stanchezza aggiungono al dolore una angoscia insopportabile.
Ma è proprio
dal dolore e dalla rabbia dei familiari e delle vittime, di chi cioè è
stato colpito e non può e non vuole dimenticare, che nasce come un
anticorpo la volontà di impegnarsi contro la strage, strage di vita sulle
strade e di giustizia nei Tribunali: sono dunque i familiari dei morti e
le vittime sopravvissute che soprattutto sostengono l’Associazione, ma
sono sempre più i cittadini non colpiti che a loro si uniscono.
Perché alle
radici del dolore e del sangue non c’è il destino ma, prima ancora del
comportamento umano, omissioni e cedimenti e ritardi istituzionali in
favore di interessi industriali e assicurativi e del mondo di tecnici di
ogni genere che prospera in misura proporzionale al crescere degli
incidenti : e contro questo ci si può e si deve battere.
L’associazione
L’Associazione, aderente alla Fédération européenne victimes de la route (FEVR),
presente in Italia nella Consulta nazionale per il piano della sicurezza
stradale, riconosciuta quale collaborante per l’insegnamento scolastico
dell’educazione stradale, registrata come associazione di promozione
sociale, ammessa più volte alle cerimonie di inaugurazione dell’anno
giudiziario e come parte civile in processi penali quale portatrice
dell’interesse collettivo delle vittime, presentatrice di progetti di
legge per la sicurezza e per la giustizia nella precedente legislatura ed
in questa, operante sul territorio, oltre che a livello nazionale, con
propri responsabili presenti in circa 70 province e città in tutta Italia,
è oggi una delle più forti e diffuse strutture di questo genere, se non la
più forte, a livello europeo.
Per
raggiungere i suoi scopi l’Associazione, che si avvale esclusivamente del
lavoro appassionato di volontari e sostanzialmente delle loro quote di
adesione, deve muoversi contemporaneamente verso le istituzioni e sul
territorio, sui temi della prevenzione e su quelli della giustizia,
perseguendo insieme obiettivi immediati e di lungo termine.
Partecipa
così, anno per anno, a convegni tecnici sulla sicurezza stradale
organizzati in tutta Italia da ministeri, partiti politici, altre
associazioni di base: organizza autonomamente o insieme ad altre
strutture, anno per anno, convegni dello stesso genere così come cortei e
manifestazioni, concerti, iniziative negli stadi, stand in mercati ecc.
Mentre
numerosi suoi soci attuano interventi nelle scuole per l’insegnamento
dell’educazione stradale, diffondendo tra l’altro migliaia di
“questionari” agli studenti, dal 1999 l’Associazione solennizza in anche
importanti Diocesi cattoliche la "giornata europea del ricordo delle
vittime della strada" nella terza domenica di novembre e svolge
coinvolgenti “manifestazioni delle croci”, a partire da Roma, Firenze e
Assisi, in diverse città d’Italia.
Delegazioni
del Comitato e poi dell’Associazione vengono ricevute a più riprese dai
presidenti della Camera, del Senato, di Commissioni parlamentari, ma nello
stesso tempo vengono denunciati alle Procure della Repubblica i
responsabili istituzionali della strage stradale (Ministro della pubblica
istruzione per il mancato insegnamento dell’educazione stradale nelle
scuole, Ministro dell’interno per il mancato adeguamento degli organici
della Polizia stradale, vertici RAI per la violazione dell’obbligo di
legge di “informare” e “formare” i cittadini anche sul gravissimo
problema della incidentalità stradale).
Quale
portavoce delle vittime l’Associazione dà la spinta finale
all’inserimento, nel dicembre 1999, delle norme sull’obbligo del casco per
i ciclomotori nella legge di riforma dei trasporti e svolgendo pressioni
di ogni genere, sino all’incatenamento davanti alle Camere, sollecita il
Parlamento all’approvazione della sopra citata legge delega di riforma del
Codice della strada; ma presenta anche, come s’è accennato e grazie
soprattutto alla disponibilità del Deputato Filippo Misuraca, proprie
proposte di legge sia per la sicurezza che per la giustizia, riprese nella
precedente legislatura ed in questa da numerosi altri progetti, coprendo
l’intero orizzonte delle proprie richieste e maturandosi e crescendo
intorno ad esse.
In
particolare quanto alla sicurezza, l’Associazione presenta il
22.4.2002 la proposta Misuraca C-2690 nella quale, ricalcando i disegni
precedenti, si chiede : educazione stradale effettiva, passaggio dal
trasporto soprattutto merci su gomma a quello su rotaia, manutenzione
stradale efficiente, limitatore di velocità, patente a punti, patente per
i ciclomotori, casco per tutte le due ruote, altra indispensabile
strumentazione di sicurezza di serie, raddoppio degli effettivi dei corpi
di Polizia stradale, attuazione del controllo a distanza, campagne
informative RAI, potenziamento dei controlli su velocità, alcool, droghe,
uso di cinture, addizionale non assicurabile al risarcimento per i
responsabili di omicidio o lesioni gravi, aumento dei premi assicurativi
per i responsabili di incidenti con lesioni personali graduato secondo la
gravità.
La proposta
viene discussa con altre dalla Commissione trasporti della Camera che
finisce però in sostanza con l’approvare solo le indicazioni del disegno
governativo, rifiutando ogni approfondito esame dei punti nodali del ddl
2690.
Quanto alla
giustizia, la proposta Misuraca C-1885 del 30.10.2001, anche qui sulla
scia delle precedenti, chiede : per l’omicidio e le lesioni colpose con
inabilità totale, dovunque verificate, aumento ed effettività delle pene,
ulteriore aumento nel caso di prevedibilità dell’evento, abbreviazione dei
tempi dei processi penali e civili, obbligo del consenso dei familiari per
il patteggiamento; punto unico nazionale per il danno biologico, sua
determinazione ai valori più alti oggi in uso, sua liquidazione ai
superstiti anche in caso di morte "immediata", aggancio del danno morale
da morte al danno biologico e sua liquidazione in misura pari al doppio di
questo per i familiari più stretti.
A sostegno di
questa proposta l’Associazione tiene a Roma nel dicembre 2001 il convegno
“giustizia per la vita” e lancia nel 2002 tramite i suoi rappresentanti
locali la richiesta ai più importanti Comuni di approvare una mozione di
sollecito alla Commissione giustizia perché quanto meno ne discuta,
riuscendo così a portare in Parlamento oltre 120 delibere, di cui 16 di
Comuni capoluogo di Provincia (oggi ancora di più, vedi elenco nella
rubrica “le nostre proposte di legge” in questo sito), che danno evidente
prova della volontà popolare di riaffermare nel sistema giustizia il
sentimento di profondo amore e rispetto per la salute e per la vita.
Malgrado le
insistenze dell’Associazione a tutti i livelli la competente Commissione
della Camera rifiuta anche solo di esaminare il ddl 1885.
Se qualcosa si
è dunque ottenuto sul piano della prevenzione, è evidente che per la
giustizia le resistenze del sistema, resistenze culturali prima ancora che
lobbistiche, sono assai più difficili da scalzare.
Per farsi
conoscere e per rendere uniforme il proprio impegno sul territorio il
Comitato e poi l’Associazione pubblicano e distribuiscono un ampio
documento programmatico ("Unirsi per fermare la strage stradale e dare
giustizia ai superstiti") che viene aggiornato più volte, l’ultima a
gennaio 2004, e distribuito ad un ampio indirizzario oltre che a tutti i
Soci.
Pubblicano
ancora l’opuscolo "che fare in caso di incidente stradale" – recante
stringate ma sufficienti informazioni sul “dopo” quanto a cure, processi,
avvocati, risarcimenti ecc. - anche questo aggiornato più volte e riedito
anche a cura di amministrazioni locali, distribuito come sopra e
soprattutto, nei pronto-soccorso ospedalieri, agli infortunati della
strada.
Pubblicano
infine, uno dopo l’altro, 6 piccoli volumi intitolati alle “vittime della
strada”, ognuno con circa 25 storie di donne, uomini, bambini, ragazze e
ragazzi che sulla strada hanno perso la vita, volumi che costituiscono il
suo migliore ‘biglietto da visita’ nei confronti dell’opinione pubblica e
delle istituzioni, anche questi inviati alle autorità rappresentative del
Paese ed ai media.
L’Associazione
gestisce questo sito internet (www.vittimestrada.org) che
illustra in sezioni separate scopi, funzionamento ed attività della
struttura, riportando più ampiamente tutte le notizie qui sommariamente
riassunte.
Gestisce
ancora una rete di legali convenzionati (ad oggi in 25 capoluoghi) che
riconoscendosi nei suoi fini forniscono assistenza sia penale che civile a
condizioni di particolare favore nei confronti dei Soci e garantiscono per
quanto possibile l’affermazione delle linee di giustizia sostanziale e
processuale sostenute dall’Associazione.
A fine 2002
l’Associazione chiede e subito ottiene di costituirsi parte civile in un
processo penale per omicidio colposo stradale, acquisendo così un
significativo e anzi fondamentale riconoscimento del suo essere portatrice
dell’interesse collettivo alla vita e alla salute sulle strade.
A quella prima
ammissione altre ne seguono, mentre legali dell’Associazione, coadiuvati
dall’azione sul campo dei familiari e dei responsabili, riescono ad
ottenere sempre più spesso condanne penali di un certo spessore nei casi
di morte.
Gli
impegni di oggi
Sul versante
della prevenzione l’Associazione punta principalmente, nel prossimo
futuro, all’attuazione seria, concreta e generalizzata delle norme già
esistenti sulla patente a punti, sul patentino scolastico gratuito per i
ciclomotori e sul controllo a distanza di velocità e sorpassi.
Ciò peraltro
senza dimenticare che sono necessarie nuove più avanzate norme, quelle
stesse invano proposte col ddl 2690, sull’effettivo adempimento
dell’obbligo di fornire nelle scuole una completa educazione stradale,
sulle campagne informative RAI, sul limitatore di velocità, su una penale
non assicurabile e sulla maggiorazione dei premi assicurativi per i
responsabili, graduate secondo la gravità delle lesioni inferte.
E ancora senza
dimenticare l’assoluta esigenza di rinnovare, dopo la sconfitta di misura
del disegno Giovanardi sull’orario delle discoteche, l’impegno
parlamentare per una disciplina seria e severa che finalmente impedisca le
stragi del sabato sera.
Sul versante
giustizia l’Associazione sta studiando a mezzo di un suo apposito gruppo
di lavoro, e conta di presentare all’opinione pubblica e giuridica e poi
al Parlamento entro l’estate 2004, un nuovo disegno di legge che sulla
linea del ddl 1885 proponga da una parte norme ancora più chiare e decise,
da estendere a tutti i reati colposi causa di lesioni personali e dunque
non soltanto a quelli stradali, sulla serietà delle pene, sulla rapidità
dei processi, sull’equità dei risarcimenti specie quanto al danno da
morte, e dall’altra renda più accettabili le richieste delle vittime.
Intanto, a
partire da gennaio 2004, l’Associazione chiede ai Presidenti delle 27
Corti di appello della Repubblica di sollecitare i Giudici dei propri
Distretti ad attuare in concreto le norme del disegno di legge 1885 per la
parte che, sulla base della discrezionalità che gli è attribuita dalla
legge, essi possono attuare già oggi : cioè condurre le cause civili e
penali in tempi molto più rapidi quando riguardano omicidi e lesioni
colpose gravissime rispetto a quelle che riguardano reati minori o con
danni minori, ivi compresi i danni minori da sinistro stradale; non
accogliere richieste di patteggiamento fondate costantemente o quasi sulla
esclusiva considerazione dei minimi di pena; liquidare il danno biologico
in misura uniforme in tutta Italia, liquidarlo in favore dei familiari dei
caduti sulla strada anche in caso di morte immediata, liquidare
congruamente, e non nei termini offensivi in uso oggi, il danno morale da
morte o da invalidità totale.
Ben 14 Corti
di appello rispondono positivamente, provvedendo in proprio a distribuire
ai propri Magistrati la richiesta dell’Associazione, una autorizza
l’invio, subito effettuato, da parte della nostra struttura, una sola
rifiuta : è evidente come anche nel mondo dei codici e dei processi il
sentimento popolare possa risultare vincente.
Il nostro
futuro
Che la strage
stradale non continui a distruggere o a costantemente minacciare la nostra
vita e quella dei nostri cari dipende soltanto da noi, cittadini,
politici, giornalisti, tecnici, religiosi, poveri e ricchi, operai o
imprenditori o professionisti, giovani o no, tutti ugualmente a rischio,
tutti ugualmente responsabili di non avere fatto, di non fare abbastanza.
Ma cominciare a
fare si può ancora, si deve sempre: perché è della vita che si tratta.
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