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Opuscoli Memorie - Ai nostri cari

due novembre commemorazione defunti


Data creazione : 31/10/2007 * 23:55
Ultima modifica : 31/10/2012 * 20:54
Categoria : Opuscoli Memorie
Pagina letta 15966 volte


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Opinioni su questo articolo


Commento n. 5 

da Biby il 02/11/2008 * 18:45

Forse dirò una cosa "forte"...ma da quando non ho più la mia famiglia,la mia bambina mi sono sempre rifiutata di andare da loro in questa giornata.Soffro.Soffro nel vedere i parcheggi dei cimiteri pieni,code di macchine,tombe "ornate" da fiori sempre più belli e APPARISCENTI!!!Non lo trovo giusto..I nostri cari sono SEMPRE nella nostra mente,nei nostri pensieri,in ogni momentoe soprattutto OGNI GIORNO!!E' desolante e molto triste vedere tutto l'anno lapidi con fiori secchi,sporche,disordinate....buttate all'aria!!!E solo in questa giornata TUTTO così PERFETTO!!!Scusate lo sfogo....ma io provo questo...ed è proprio perchè il mio cuore mi dice così che ogni giorno....in questa grande famiglia siamo sempre vicini!!!Vi abbraccio tutti!!!Biby

Commento n. 4 

da angeloantonio il 01/11/2008 * 23:30

Mi chiedeo da più parti perché ci sia bisogno di una "festa dei morti" se è chiaro a tutti che, pensando ad essi ed al fatto che un giorno certamente li raggiungeremo, non c'è niente da festeggiare.
Risponderò sostenendo che facciamo festa ai morti per difenderci da loro: la festa dei morti non è una festa gioiosa come tutte le feste comandate, cioè organizzate apposta per godere di qualcosa, ma piuttosto è un rituale che ha scopi culturali.
Innanzitutto abbiamo dedicato ai morti un giorno del calendario (il 2 novembre) perché così siamo autorizzati a dimenticarceli tutti gli altri 364 giorni dell'anno!
Insomma, se li ricordassimo tutti i giorni, forse questo ci turberebbe troppo, ma non li possiamo dimenticare, restano troppo importanti e troppe tracce hanno lasciato nella nostra vita perché ce ne si possa sbarazzare del tutto.
Ma perché i morti sono così importanti e lasciano tante tracce?
C'è chi dice che è perché essi sono il nostro passato: ciò che ci precede e che ci è venuto a mancare, come i nostri genitori, o ciò che costituisce la base e l'origine di quello che siamo oggi e che saremo domani, come tutte le persone che sono state importanti e che hanno determinato il nostro modo di essere. I morti, in questo senso, sono le nostre radici, siamo noi stessi come eravamo e se ci dimentichiamo come eravamo smarriremo il senso del nostro essere nel presente e nel futuro.
C'è chi dice invece che i morti sono importanti perché continuano in qualche modo a restare in contatto con noi: più che di tracce si tratta di rapporti che continuano sotto altre forme dopo la morte di chi non c'è più. Ci vengono in sogno e ci suggeriscono il da farsi, andiamo in coma e li incontriamo nell'armonia del loro mondo beato (come raccontano quelli che escono da coma), ci guardiamo allo specchio e ci guardano con la nostra faccia, ci rimproverano o ci approvano attraverso i segni più inattesi. I morti, in questo senso, sono presenti sotto altre forme e attraverso altre modalità di comunicazione in un mondo parallelo al nostro, dove il loro essere è presente ad altro titolo ma non meno che il nostro stesso essere. Anche in questo senso non possiamo dimenticarcene: dovremmo farlo attivamente sottraendoci alla loro "voce", come chi ha paura o chi odia o chi è indifferente.
C'è anche chi dice che i morti sono importanti perché rappresentano il nostro futuro nel senso che il nostro destino è di raggiungerli ovunque si trovino e qualunque sia il loro essere, o nel senso che saremo trattati dopo morti dai vivi come da vivi abbiamo trattato i nostri morti.
Ora i morti sono importanti perché ci indicano la strada, sono il nostro orizzonte, e dimenticarseli significa smettere di chiedersi che senso ha la vita.
In realtà i morti sono per noi tutto questo: sono il nostro passato, fanno parte del nostro presente, ci indicano il futuro.
Ma il fatto che possiamo far loro festa un giorno all'anno significa che cerchiamo di espellerli dal nostro presente e di non guardare l'orizzonte che ci indicano, altrimenti tutti i giorni sarebbero con noi e davanti a noi. Li collochiamo nel passato e possiamo così dedicare loro un tempo limitato, un giorno all'anno o qualche ora alla settimana (considereremmo "malato" chi dedicasse loro più tempo di questo).
Non ci sarebbe niente da festeggiare poiché ricordare il passato è doloroso, ma riusciamo così bene a dimenticarceli tutto l'anno vivendo come se non fossero mai esistiti che dobbiamo pagar loro un piccolo obolo. La festa dei morti diventa così una specie di risarcimento per l'espulsione dal mondo dei vivi e l'oblio che i morti debbono subire perché noi vivi riusciamo a vivere. Puliamo loro la tomba, accendiamo un lumino, portiamo fiori, recitiamo una preghiera o ci facciamo il segno di croce, sospiriamo dolcemente sulla caducità della vita. Così stanno buoni fino al 2 novembre prossimo e non turbano il nostro presente e il nostro futuro. Come tutte le feste la festa dei morti è un insieme di riti che, come tutti i riti, sono "sacrifici" propiziatori del bene e scongiuratori del male. Sacrifichiamo ai morti un po' del nostro prezioso e frenetico tempo, sacrifichiamo il nostro orgoglio di vivere confessando di fronte a loro la nostra vulnerabilità, li eleviamo per un giorno con gli omaggi che dedichiamo loro al rango di rappresentanti del sacro e del mistero, sperando che si accontentino e che ci lascino in pace senza venirci in mente tutti i giorni ricordandoci quello che ineluttabilmente sarà il nostro futuro.
Certo quello che facciamo per loro in occasione della festa dei morti può esser molto importante: come ha detto il Papa, pregare per i propri morti potrebbe avere la funzione di dar loro un piccolo aiuto per soggiornare un po' meno in Purgatorio e poter così più celermente raggiungere il Paradiso.
E se invece loro avessero voluto vivere? Se fossero morti ribellandosi al destino di mortali? Se fossero presenti tra noi perché si rifiutano di morire definitivamente? Se ci stessero chiedendo, invece, di vivere anche un po' per loro e quindi di dar loro anche un futuro?
Far festa ai morti presuppone che loro abbiano accettato la morte e che noi vivi, che non la possiamo accettare, è meglio che la riduciamo alla perdita delle persone care, cioè al nostro passato, sperando che non ci raggiunga mai e facendoci aiutare dai morti stessi ad attuare questa strategia, proprio attraverso la ritualizzazione del rapporto con loro.
Come cambierebbe l'Umanità e che ne sarebbe della festa dei morti se continuassimo a difenderli dalla morte che non volevano con la nostra vita e, attraverso la nostra vita, ci sostituissimo a loro facendoli vivere nel presente e nel futuro?
Non potremmo anche per noi sperare, morendo, in qualcosa di più che un giorno di festa a noi dedicato, cioè di lasciare dei vivi che, invece di tentare a tutti costi di espellerci dal loro presente e dal loro futuro, ci tengano insieme a loro e continuino a vivere ancora con noi e per noi, continuando la nostra vita e facendolo così disinteressatamente come è possibile solo quando non si può più rispondere e dare niente in cambio perché si è morti?

Commento n. 3 

da sandra1977 il 29/10/2008 * 08:13

Certo, anch'io mi sono posta tante domande sulla vita e soprattutto sulla morte.......e non ho trovato mai la risposte che forse volevo..Così ho smesso di farmi domande (o almeno ci provo) perchè potrebbe scoppiarmi il cuore e morire ma non mi sembra opportuno e giusto fare questo...!!!...Proprio io che vado dai ragazzini a dire che bisogna AMARE la Vita e rispettarla?Se non si educa a pensarla in questo modo.......neanche in auto ci sarà mai il rispetto per la vita che tutti desideriamo!Mi sono anche affidata a Dio perchè non è negli uomini la verità e la giustizia!E se anche spesso ho trovato ingiusto aver perso mio fratello(il mio unico amore) in un terribile incidente, comunque Dio mi ha dato la forza d'animo per muovermi e dedicare la mia vita agli altri e lottare contro quella superficialità, disinteresse,cattiveria,irresponsabilità di chi uccide in  auto.Il 2 Novembre mi rattrista perchè da sorella mi ritrovo a dover andare in una Cappella  per salutare mio fratello.....(a volte mi capita di andarci tante volte in una sola giornata).Poi, mi ripeto lo slogan dell'AIFVS: "Non c'è vita senza amore, nè giustizia senza Memoria"...e la Memoria è il ricordo.....e chi non si dimentica ,in un certo senso vive per sempre.....!!!Mio fratello, dopo sette anni dall'incidente, non è stato dimenticato ....!


Commento n. 2 

da CIANA il 22/10/2008 * 22:47

RICORDARE,I NOSTRI CARI ,IL 2 NOVEMBRE????si dovrebbero ricordare i nostri nonni,i nostri genitori , ma ricordare  i nostri figli  ,fratelli ,mariti  ,e mogli ,è terribile, è come dice biby per noi  la  ruota è girata al contrario.:e ad ogni ricorenza si deve star male ,il mese il giorno l'anno e per finire il 2 novembre:è tutto cosi crudo e terribile il dolore ,è come quando si va in chiesa,e si dice l'eterno riposo ,se ci sarà la risurezione ???perche si dice l'eterno riposo dona loro signore,,devono risorgere ,non riposare in eterno. quande domande seza risposte..ma ricordiamo i nostri cari ,preghiamo per loro e per noi ,preghiamo nel rispetto della vita ,preghiamo per avere un pò di serenita per tutti noi che soffriamo .......  PER TUTTI  I  NOSTRI  ANGELI

Commento n. 1 

da angeloantonio il 01/11/2007 * 00:51

Cari amici,

entriamo nella settimana nella quale la Chiesa celebra la festa dei santi e di tutti i fedeli defunti. Possiamo ben dire che siamo nel cuore della fede cristiana, la quale annuncia la vittoria sulla morte e la vita eterna.

Il male fisico e morale, col suo suggello, la morte, sono il macigno sotto il quale l'umanità geme e che non riuscirà mai a rimuovere con le sue forze. Invano le varie religioni, filosofie e ideologie ci hanno provato. Tutti gli uomini hanno fallito, eccetto uno.

Gesù Cristo è l'unico che ha vinto, risorgendo glorioso a vita immortale. Egli è vivo, pieno di grazia e di verità. Egli è l'unica speranza dell'umanità. Guardando a Lui vediamo il nostro destino futuro.

Non possiamo guardare al nostro futuro come la maggior parte dei nostri contemporanei, rassegnati a morire come gli animali. L'ultima parola non sarà un paio di badilate di terra. In questa prospettiva la vita non avrebbe nessun valore.

Noi cristiani guardiamo alla vita come a un cammino verso l'eternità. Il Cielo è la meta a cui tendiamo. Là ci attendono coloro che hanno già varcato vittoriosi i confini di questo mondo caduco. Noi guardiamo alla morte senza paura, perchè è l'ingresso nella vita che non ha fine.

Cristo risorto e glorioso è la nostra certezza e la Vergine Maria Assunta in Cielo, ma presente in mezzo a noi con le sue apparizioni, ci dischiude un futuro di luce e di gioia.

Le feste di Novembre ci ricordano che siamo immortali e che è nel tempo della vita che si decide dell'eternità.

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