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Si è concluso oggi il processo per rito abbreviato a carico di Stefano Lucidi, che il 22 maggio ha investito ed ucciso a Roma sulla via Nomentana i due giovani Flaminia ed Alessio.
La sentenza della giudice Marina Finiti, che ha inflitto a Lucidi 10 anni di carcere riconoscendo l’omicidio volontario, è stata di conforto per i familiari delle vittime e per tutta l’AIFVS, che si batte strenuamente perché abbia fine la sottovalutazione del reato e del danno.
L’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada si è costituita parte civile nel processo con l’avv. Gianmarco Cesari per sostenere la richiesta di giustizia per le vittime e per dare la propria solidarietà ai familiari. Nel contempo esprime un pubblico elogio alla giudice Finiti, una donna capace di decisioni innovative e coraggiose, che promuovono nella società maggiore rispetto per la vita.
Giuseppa Cassaniti Mastrojeni
presidente AIFVS
AIFVS: GIUSTA LA DECISIONE DEL NO AI DOMICILIARI
Lucidi resta in carcere
La Aifvs condivide pienamente la decisione del Giudice Marina Finiti di far restare Lucidi in carcere senza concedergli gli arresti domiciliari, data la manifesta pericolosità sociale; non dobbiamo dimenticare che solo grazie alla solidarietà di chi ha trovato la mercedes nel parcheggio di una carrozzeria dando l'allarme siamo giunti alla condanna del pirata della strada senza patente, che altrimenti sarebbe rimasto ignoto e non condannato; il carcere effettivo simboleggerà la certezza della pena irrogata e la possibilità di rieducazione e di riconciliazione con le vittime e lo Stato.
L’Aifvs potrà rendersi disponibile per un percorso di mediazione sociale, tra i familiari del reo e quello delle vittime.
Finalmente in questa sentenza viene riconosciuta la responsabilità personale per il reato della strada di omicidio e non viene sottovalutato. Questo aiuti a far riflettere per essere coscienti e consapevoli quando siamo alla guida.
Speriamo che lo stesso criterio si adotti anche in tutti i casi in cui una persona si mette alla guida sobria senza avere assunto sostanze, ma che non rispetta le regole- ed è consapevole di non rispettarle- e uccide. Questa sentenza restituisce un po’ di dignità ai nostri cari e a noi che abbiamo assistito a dei processi dove siamo stati ripagati della perdita subita con l’offesa e la superficialità verso il bene più prezioso della vita. Un sentito grazie alla nostra Presidente Dott.ssa Cassaniti, all’Avvocato Cesari, agli Avvocati dell’Associazione, alla giudice Finiti e a tutti coloro che sono impegnati in questa battaglia, ilia
Commento n. 2 -
da AIFVS onlus
il 18/06/2009 * 23:13
In Corte d’Appello la civiltà del diritto fa un passo indietro Processo Lucidi: ha ucciso due giovani
18/6/2009 Il mancato rigetto dell’appello avverso la coraggiosa sentenza del Giudice Marina Finiti di Roma, la derubricazione del reato da omicidio con dolo eventuale ad omicidio plurimo con colpa cosciente ed addirittura il dimezzamento della pena da 10 a 5 anni con le attenuanti generiche, rappresenta un grave arretramento della civiltà del diritto, che delegittima l’opera dei magistrati che riconoscono la sussistenza del dolo eventuale nel crimine stradale. La Corte di Assise di Appello di Roma manifesta con questa sentenza di non sapere ancora uscire dalla sottovalutazione del reato e del danno, e di non riconoscere in chi guida con aggressività ed effettiva percezione del rischio mortale, e di fronte a particolari caratteristiche della personalità del pirata della strada, la sussistenza dell’omicidio volontario, sostenuto sia dal Procuratore Generale e sia dai familiari dell’AIFVS che rivendicano la dignità dei due giovani uccisi, delle famiglie e della stessa AIFVS quale ente collettivo di difesa della vita sulla strada. La sentenza d’Appello crea disorientamento sociale, perché fa venir meno il monito sociale contro la guida connotata da spregiudicata noncuranza nei riguardi della vita umana e nella possibilità di trasformare un’auto in un’arma per uccidere. L’AIFVS si chiede come lo Stato possa giustificare uno sconto di pena del 50% a un criminale della strada e senza patente! Se l’art. 133 del codice penale stabilisce che il giudice, per applicare una pena congrua, nell’esercizio del suo potere discrezionale, deve valutare la gravità del reato desumendola dal grado della colpa, dalla gravità del danno e dal comportamento del reo; e se per l’omicidio colposo da incidente stradale l’art. 589 del codice penale prevede – per morte di una persona e ferimento di altre o per morte di più persone – pene fino a 12 anni, non riusciamo a capire come può un giudice, in una situazione di danno massimo (è un danno minimo uccidere due giovani?), di colpa addirittura cosciente e di un comportamento riprovevole e trasgressivo dell’imputato (addirittura guidava senza patente, ritirata nel 2001!) diminuire la pena! Il buon senso ci porta a pensare che il giudice debba partire dal massimo nell’applicazione della pena, e cioè da 12 anni, applicando i diminuenti di rito riferiti ad un terzo, e quindi la giusta pena, tenuto conto della rubricazione del reato, doveva essere di anni otto! Dai giudici ci aspettiamo il rispetto della legge nella giusta valutazione del danno conseguente al comportamento di trasgressione dell’imputato, e non decisioni che sanno di arbitrio e di discriminazione! L’AIFVS ha incaricato l’avv. Gianmarco Cesari di fare istanza immediata al Procuratore Generale affinché impugni la sentenza avanti alla Corte di Cassazione, per la sua riforma ai fini di verità e di giustizia. Noi familiari delle vittime vogliamo una società più civile e più giusta, rispettosa della legalità, a partire dagli stessi operatori della giustizia.
Giuseppa Cassaniti Mastrojeni Presidente AIFVS
Commento n. 3 -
da Sergio il 19/06/2009 * 13:11
Ciò che mi sorge spontaneo pensare (e così ad altri suppongo) è il fatto che se una colpevolezza così palese, senza alcun appiglio per una difesa, viene punita con tale sentenza da parte di un giudice, allora, per tutti gli altri sinistri mortali in cui il conducente colpevole si ferma a prestare soccorso, non fugge, andremo verso sentenze più blande?Credevo si fosse riusciti a spingere la punizione di tali "eventi" verso pene più dure e certe, anche a fronte di nuove considerazioni più dure di taluni Giudici che davano ragione alle nostre richieste.Ritenevo stessimo per assistere ad una conferma d'una pena esemplare che fosse di monito anche. Invece è apparsa ancora ottusaggine.Io resto ad ogni modo convinto che occorra proseguire su questa strada malgrado le sconfitte che potranno esserci. Non mi stancherò di ripetere che purtroppo ci vuol tempo affinche cambiamenti radicali possano essere la norma.Amarezza resta, certo, una profonda tristezza per essere stati sbeffeggiati con una simile sentenza, soprattutto i genitori di Alessio e Flaminia ed i parenti tutti, a cui va il mio abbraccio in questo momento. Voglio però farmi persuaso che alla fine, seppure con ritardo, si avrà la giusta pena sentenziata da chi avrà una giusta coscienza. Sergio Toscano.
Sarebbe opportuno ricordare che questo delinquente ha ucciso dopo avere assunto stupefacenti, poi è scappato cercando di far perdere le proprie tracce, cercando di farla franca come alre centinaia di casi simili, però le indagini lo hanno incastrato, bravi le forze dell'ordine, ma il loro pregevole lavoro è stato vanificato da loschi e individui che dovrebbero fare rispettare la Legge applicandola semplicemente e invece vanificano il lavoro di tante persone che alla Giustizia ancora ci credono.
I Giudici della corte di appello hanno dimostrato ancora una volta e... per l'ennesima volta al popolo italiano che nellla bilancia della Giustizia loro mettono sempre il peso per farla pendere da dove vogliono loro.
È il legale dell'associazione familiari vittime della strada Cesari a criticare la sentenza contro il «pirata» «Così Lucidi tornerà presto libero»
Indignazione«L'imputato non ha ancora pagato un euro per aver ucciso due ragazzi»
Erano tre ragazzi, tutti con un'età compresa tra i 20 e i 23 anni. Tutti «colpevoli» di essere passati nel posto sbagliato al momento sbagliato: all'incrocio tra via Regina Margherita e via Nomentana. Tutti investiti e uccisi da due «pirati della strada».
Uno, Stefano Lucidi, due giorni fa ha ottenuto uno sconto di pena, da dieci anni di galera per omicidio volontario, a cinque anni di carcere per omicidio colposo.
Il secondo, invece, Ignatiuc Vasile, è stato condannato a 16 anni di reclusione per omicidio volontario. Il suo difensore ha già presentato appello contro la sentenza di condanna e a giorni sarà fissata la data della prima udienza del processo di secondo grado.
Ora la speranza dei parenti dello studente di 20 anni Rocco Trivigno, ammazzato dal moldavo il 18 luglio del 2008, è di non sentire un verdetto come quello che hanno dovuto ascoltare i genitori di Flaminia Giordani e Alessio Giuliani. «La sentenza di due giorni fa deve far indignare tutto il popolo italiano, quella decisione non è altro che un mostro giuridico, è un passo indietro per la civilità del diritto, è ingiusta e pericolosa», ha tuonato l'avvocato Gianmarco Cesari, legale dell'associazione italiana familiari vittime della strada. Il legale, che negli ultimi anni è riuscito a ottenere le più alte condanne nei confronti dei pirati della strada drogati e ubriachi, non usa mezzi termini per condannare la sentenza della Corte d'assise d'appello che ha dimezzato la pena contro Stefano Lucidi. «L'aspetto ancor più preoccupante è che questa persona nel migliore dei casi potrebbe ottenere gli arresti domiciliari a breve, nel peggiore, invece, è che tra un anno possa addirittura ottenere la libertà e tornare in circolazione. Sono possibilità che devono indignare. Ricordiamoci che dopo aver ammazzato due ragazzi è anche scappato, lasciandoli in terra senza vita». A mandar su tutte le furie il legale dell'associazione è anche il fatto che Lucidi non ha pagato ancora un solo euro da quando è stato condannato in primo grado dal gup a dieci anni di galera. «È un irriducibile, basta pensare che dal 2001, quando gli fu sospesa la patente, Lucidi non ha più effettuato gli esami necessari per riottenere il documento, quindi per sette anni ha continuato a guidare la macchina indisturbato per le vie della Capitale». L'avvocato ha già annunciato che farà di tutto per convincere il procuratore generale a impugnare la sentenza che non esita a definire un «mostro» giuridico.
Si, certo dobbiamo batterci per la prevenzione, sarebbe il massimo della civiltà e sappiamo che non viene fatto abbastanza.Ma di pari passo dovrebbe essere ricononosciuto il crimine della strada, quando di crimine si tratta.Così non è. Stando a questi risultati vorrei capire quando il giudice applica una pena massima prevista secondo il danno arrecato per il reati della strada,se in questo caso specifico l’imputato aveva a suo carico tutta la gamma dei reati e colpa possibile e cosciente :
ucciso due giovani,
guidava senza patente
è passato con il semaforo rosso a forte velocità,
e per ultimo!!!! non si è fermato a prestare soccorso……….
questa nn è “discrezionalità” del giudice,è inciviltà, chiamarla arretratezza culturale giuridica è un eufemismo, che ci offende, ci indigna, e ci fa ancora piangere. Sono vicina a quei genitori..Nessuno ce li può ridare, ma nn possono continuare a offendere così le Loro vite e le nostre.
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