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News


 Ill.mo Signor Presidente Corte Appello di Venezia

21 marzo 2009


Ill.mo Signor Presidente,

sono Pierina Guerra, vittima di un incidente stradale  datato 26 febbraio 1983, dovuto a un'auto che a seguito di un sorpasso azzardato, urtava una macchina e sbandando invadeva  la corsia opposta  scontratosi frontalmente con la mia autovettura, provocando un danno di una gravità enorme, mia madre di soli 47 anni morta ed io con un'invalidità permanente del 50%.

Apprendo purtroppo che il Presidente Ill.mo Dr. Garbelotto è deceduto e che la causa sarà nuovamente chiamata innanzi al Collegio, per la sola fissazione della nuova udienza di discussione, il giorno 25 marzo p.v.

Mi permetto di scriverLe perché sottoposta al calvario di un processo che dura da più 26 anni e per esprimere con il cuore in mano cosa significhi un incidente stradale in termine di dolore e di offesa alla dignità della vittima, sia essa deceduta sia essa sopravvissuta con gravi conseguenze irreversibili, e come si possa vivere sopportando la lesione dei propri diritti ad opera di istituzioni che dovrebbero invece garantirli.

Come è possibile che una persona così duramente offesa e distrutta nella salute che si deve anche pagare le cure debba logorasi la vita appresso ad una giustizia lenta che calpesta i sentimenti e offende la dignità delle vittime? Nessun risarcimento mi e ci ridarà ciò che di più caro abbiamo abbiamo perduto, mia mamma aveva 5 figli e un marito (papà ha ottantatré anni ed è invalido civile al 100% e vive con me, io di anni ne avevo 26, nata sana e resa invalida con una qualità di vita ridotta a meno delle metà (sono in attesa di altro intervento chirurgico) e non scorderò mai l'urlo di terrore che ha accompagnato l'ultimo attimo di vita di mia mamma.

Anche il mio dolore fisico visto l'aggravarsi delle mie condizioni di salute mi ricorda continuamente quel 26 febbraio 1983, ma fa più male vedere che nelle aule dei Tribunali non è tutelata la dignità delle vittime.

Oggi sono a chiederLe di aiutarmi a chiudere questo capitolo dolorosissimo della vita mia, di papà e dei miei fratelli, mi creda, non è voler “monetizzare” il mio incidente stradale, è che, oltre a trovarmi nelle condizioni di bisogno, sono tanto stanca e vorrei sia posto fine a questo vergognoso calvario.

 

La ringrazio per aver prestato attenzione a questa mia, e ringrazio anche a nome dei miei familiari e dell'Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada (di cui sono responsabile per Venezia), Associazione che si batte per fermare la strage stradale e dare giustizia ai superstiti, con invito a visitare il sito www.vittimestrada.org .

 

Con ossequio, Pierina Guerra


L’INIZIATIVA. L’associazione italiana familiari e vittime ha sollecitato l’intervento delle istituzioni

da Brescia oggi


21 marzo 2008

«Lavori socialmente utili per i killer della strada»
Merli: «Troppe volte i giudici non usano la mano pesante. Spiace che nessun politico abbia risposto all’appello»
La legge prevede per chi è colpevole un periodo di servizio in strutture sociosanitarie
Il presidente del tribunale Mazzoncini si è detto pronto ad applicare la normativa

E’ pronta da tre anni ma non può ancora essere attuata.

Eppure la legge 102 sull’attività di pubblica utilità da imporre ai carnefici della strada è dovuta nei confronti delle migliaia di vittime che ogni anno perdono la vita per colpe altrui.
L’Associazione italiana familiari e vittime della strada ieri ha lanciato un appello ai parlamentari bresciani affinché si facciano portavoce a Roma per dare un giro di vite e procedere finalmente con il decreto attuativo necessario perché la legge non rimanga lettera morta. «Il territorio bresciano è particolarmente colpito da questi fenomeno - ha sottolineato Roberto Merli - e le vittime spesso sono giovani. Queste morti, spesso, sono accompagnate dall’ulteriore trauma di scoprire che sono provocate dall’abuso di alcol o sostanze stupefacenti e, oltre a ciò, non di rado i giudici minimizzano, i procedimenti penali sono infiniti e finiscono con patteggiamenti o sospensioni delle pene, che mai superano i tre anni di reclusione. Mi spiace che all’incontro nessuno dei 15 politici che abbiamo invitato, tra cui i parlamentari bresciani, sia venuto».
IL SOLLECITO è doveroso dopo tre anni di attesa: in base alla legge 102, attraverso l’introduzione nel Codice della strada dell’articolo 224 bis comma terzo, il giudice che pronuncia una sentenza di reclusione per un delitto colposo commesso per la violazione delle norme stradali può decidere di disporre una sanzione accessoria che consiste nella pratica del condannato a lavori di pubblica utilità. «Oltre alle pene tradizionali come la sospensione o revoca della patente e sanzioni pecuniarie - ha spiegato il direttore sanitario dell’Asl di Brescia Francesco Vassallo - chi ha commesso questo tipo reato potrebbe lavorare toccando con mano la sofferenza e i patimenti di chi sta male presso le strutture sanitarie, gli enti o i 118, che si sono resi disponibili». Vassallo ha ricordato anche come negli Stati Uniti chi commette reati stradali per aver abusato di alcol o sostanze stupefacenti debba assistere addirittura alle autopsie sulle vittime.
OLTRE ALL’EVIDENTE funzione di utilità sociale, l’applicazione della legge consentirebbe un percorso educativo che eviterebbe la reiterazione, soprattutto se il lavoro fosse svolto in strutture che si occupano degli effetti che l’uso irresponsabile dell’automobile determina. L’associazione si è già mossa: a livello nazionale è già stato sollecitato il ministro della Giustizia Alfano, mentre a livello locale si è già avviato un incontro con il presidente del tribunale di Brescia Roberto Mazzoncini. Secondo quanto riferito da Merli, Mazzoncini e i presidenti delle Sezioni penali si sono dichiarati disponibili ad applicare la sanzione non appena sarà possibile e a organizzare un altro incontro per la valutazione di protocolli con gli enti locali interessati ad usufruire del lavoro di pubblica utilità. Se si superasse lo scoglio del decreto attuativo, l’attività imposta dovrebbe essere svolta gratuitamente in ambito provinciale per un minimo di un mese (tre in caso di recidiva) fino a un massimo di sei, per non più di sei ore di lavoro a settimana, aumentabili su richiesta.


Alcool killer sulle strade - da Pierina-Guerra il 21/03/2009 * 16:03

Alcool killer sulle strade, stravolgimento e voltafaccia del Consiglio regionale Veneto. " Salvati gli interessi delle grandi lobby" a scapito di giovani vite. 

L'associazione Italiana familiari e Vittime della Strada rileva che prevalgono sempre gli interessi delle grandi lobby, il Consiglio regionale del Veneto, conscio che sulle strade del Veneto muoiono 500 persone all'anno e molte vittime sono causate da persone ubriache alle guida, dapprima decide di varare una legge che diventasse nazionale e creasse un fondo per la prevenzione, poi fa dietrofront.

L'emandamento sottoscritto dal capogruppo della Lega e del partito democratico - di cancellare l'aumento delle accise sugli alcolici a carico dei produttori per non metterli in difficoltà in questo momento di crisi dell'economia veneta e nazionale  dimostra ancora una volta quanto forti siano gli interessi di chi vive e prospera sulla strage stradale e sulla pelle dei troppi giovani, sacrificare vite umane per tutelare le grandi lobby dell'alcol significa non agire con responsabilità  e non salvaguardare il valore della vita e della salute come previsto dall'art. 41 della Costituzione, ma svendere i valori  a favore del consumismo e dei grossi produttori.

Non abbiamo bisogno di politici che spudoratamente colgono "l'attimo" per far marcia indietro su quanto dapprima sostenuto, ma di politici che anche a scapito dell'impopolarità, sappiano difendere la vita!

Bisogna aver chiari gli obiettivi da raggiungere e la Regione Veneto dovrebbe necessariamente prendere decisioni adeguate poichè è ancora abbastanza lontana dal  conseguimento dell'obiettivo europeo del dimezzamento degli incidenti stradali entro il 2010, , come si rileva dal confronto dei dati ISTAT. 

Di certo il settore sanitario e funerario, con le loro scelte, non subiranno un calo di "fatturazione", peccato che il "debito e le lacrime" ricadano solo sulla società e famiglie.

Pierina Guerra

Sede Venezia A.I.F.V.S.


Caschi pericolosi - da Redazione AIFVS il 20/03/2009 * 12:03

GdF sequestra caschi non omologati

20/03/2009

 Maxi sequestro di caschi da motociclista da parte della Guardia di Finanza di Genova che così ha posto fine all' illecita produzione e distribuzione in tutta Italia di caschi non omologati. Le prove di impatto-assorbimento e di scalzamento eseguite su questi caschi sono risultate deficitarie per i requisiti previsti dalla normativa Ece-Onu 22-05. Il numero di omologazione dei caschi non sicuri è E24 050006. La GdF invita chi ne fosse in possesso, a recarsi presso le Fiamme Gialle per restituire i pezzi non a norma.



   L' A.I.F.V.S. sede di Palermo, è stata coinvolta dalla Provincia Regionale nella manifestazione del 25, 26 e 27 marzo 2009  quo innanzi al teatro Politeama dove ha pensato di offrire il proprio contributo con una presenza stabile nei luoghi dell’evento e per i tre giorni, nel seguente modo:

- presenza di un gazebo con il logo dell’associazione, con il materiale informativo dell’associazione, le schede di adesione, palloncini, adesivi e gadget sulla sicurezza, gentilmente offerti dalla ns Anna Iori e da Pietro Benenati.

- Inoltre, in prossimità del gazebo, vi sarà  monitor LCD proiettante filmati realizzati dalla ns associazione con RAI Educational con il tema la sicurezza stradale( Crash tests, web cam su autostrade, uso delle cinture, interviste  etc….);

- La presenza di ns  volontari sul posto, farà il resto.

Vi attendiamo tutti, ciao Maria e Giuseppe - Palermo


Proposta legge nazionale - da Paolo il 18/03/2009 * 23:47


18 marzo 2009

Sicurezza stradale: Consiglio veneto propone legge nazionale

 Venezia 18 mar. 2009 - Il Veneto chiede al Parlamento nazionale di istituire un fondo nazionale di 100 milioni di euro per la sicurezza stradale, con il quale finanziare l'intensificazione dei controlli su chi guida sotto effetto di alcol o droghe e sostenere campagne di informazione e di prevenzione su rischi che derivano dal mettersi al volante dopo aver bevuto o assunto sostanze stupefacenti. Lo fa con una proposta di legge statale, approvata oggi dal Consiglio regionale di palazzo Ferro-Fini con 37 sì, 5 no e 4 astenuti, al termine di un lungo dibattito che ha impegnato l'aula per due giornate a causa della divergenza tra le diverse forze politiche sulle fonti di finanziamento del fondo. La proposta iniziale, presentata da Andrea Causin (Partito Democratico) e Remo Sernagiotto (Forza Italia) e approvata all'unanimità dalla prima commissione il 16 ottobre 2007, prevedeva che il fondo nazionale fosse finanziato con un aumento delle accise sugli alcolici, a carico dei produttori. In aula, invece, il capogruppo della Lega Gianpaolo Bottacin e quello del Partito Democratico Giovanni Gallo hanno proposto - con un emendamento sottoscritto da entrambi - di cancellare l'aumento delle accise sugli alcolici, per non mettere in difficoltà in questo momento di crisi un settore strategico dell'economia veneta e nazionale - come ha spiegato Bottacin - proponendo in alternativa di finanziare il fondo per metà con risorse del Fondo sanitario nazionale e per la restante quota con fondi Fas, destinati alle aree sottosviluppate. L'inversione di rotta ha incontrato l'opposizione di Pietrangelo Pettenò (RC), di Gianfranco Bettin (Verdi) e di Nereo Laroni (Nuovo Psi), che hanno denunciato lo "stravolgimento" della proposta iniziale, a dispetto del voto unanime ottenuto nell'esame istruttorio. "Chi produce un danno sociale - hanno spiegato Bettin e Pettenò - deve pagare. Non saranno certo 100 milioni di euro a mettere in difficoltà i grandi produttori nazionali di vini e bevande". In particolare Bettin ha stigmatizzato l'"ipocrisia" di quelle forze politiche che sono "pronte a mandare l'esercito per uno spinello e sono invece disponibili a tutelare la lobby dell'alcol che campa sulla strage silenziosa dei nostri giovani". Critici anche Diego Cancian (Forum dei veneti), che ha denunciato "il compromesso al ribasso raggiunto in aula" non partecipando al voto, e Raffaele Zanon di Alleanza nazionale che ha definito la legge "un pannicello caldo", insufficiente a garantire la sicurezza stradale: meglio sarebbe, secondo Zanon, che la Regione intervenisse direttamente con propri provvedimenti per intensificare i controlli sulle strade a ogni ora del giorno e pro. Anche Carlo Covi (PSE) ha giudicato inefficace la proposta veneta di legge statale, sia nella prima che nella seconda versione. "Le sole strategie efficaci di intervento contro le stragi sulle strade - ha spiegato - sono il ritiro definitivo della patente a chi guida in stato di ebbrezza e l'obbligo per tutti gli automobilisti di corsi di guida sicura negli autodromi". Alla fine l'aula ha approvato una diversa indicazione di reperimento dei fondi necessari, proposta da Pettenò, Bettin e Atalmi, che li imputa per metà agli introiti delle aliquote di accisa sugli alcolici e metà al fondo sanitario nazionale. Il progetto di legge inviato a Roma prevede anche il divieto ai venditori ambulanti di vendere e servire bevande alcoliche dalle ore 23 alle ore 8, il trasporto in auto di bevande alcoliche in bottiglie non sigillate e la sospensione della mescita di alcolici nei pubblici esercizi nelle due ore che precedono la chiusura del locale, qualora tale chiusura sia dopo l'una del mattino.

Incidenti stradali 10 morti in poche ore

Il giornale, 15 marzo 2009

Tortona Un giovane è morto all'alba di questa mattina schiacciato nell'auto che prima è sbandata e poi é andata a sbattere contro il guard rail sull'autostrada Torino-Piacenza, nei pressi di Tortona. La vittima è il ventiquattrenne Diego Molinari, di Carmagnola (Torino), che si trovata sul sedile posteriore della Fiat Stilo guidata da Simone Spadin, 24 anni, di Nichelino (Torino). Al fianco del guidatore, c'era Daniele De Vito, 24 anni, di Torino: entrambi sono ricoverati in ospedale ma non corrono pericolo di vita. Secondo la ricostruzione della Polstrada, il guidatore avrebbe perso il controllo del mezzo e di qui sarebbe iniziata la sbandata che ha portato l'auto a sbattere contro entrambi i guard rail. I tre giovani percorrevano la A21 diretti in Trentino a sciare.

Roma Due ragazzi romani di 20 e 22 anni sono morti stamani, poco dopo l'alba, per le ferite riportate in un incidente stradale avvenuto sulla statale Salaria. Secondo le prime informazioni i due, entrambi di Monterotondo (Roma), si trovavano a bordo di una Fiat Stilo di proprietà del ragazzo di 20 anni quando, forse per l' eccessiva velocità, sono usciti fuori strada e si sono schiantati contro un albero. I due ragazzi, immediatamente soccorsi dal 118, sarebbero però deceduti durante il trasporto in ospedale per le gravissime ferite riportate. 

Viareggio Un uomo di 57 anni è morto stamani a causa di un incidente stradale avvenuto a Viareggio intorno alle 11. La vittima, Guido Marconcini, di Lucca, era in sella a una moto Honda 1000 che si è scontrata con un'auto Renault Megane all'incrocio tra via Pastore e via Lenci, alla periferia di Viareggio. Marconcini è deceduto poco dopo il suo arrivo all'ospedale Versilia. Il conducente della Megane, 38 anni, è stato anche lui portato in ospedale perché in seguito all'incidente ha avuto un malore. Sulla dinamica dell'incidente accertamenti in corso da parte dei vigili urbani.

Caserta Quattro giovani, tra cui un carabiniere, sono morti in tre diversi incidenti stradali avvenuti la scorsa notte in provincia di Caserta. In due casi si é trattato di scontri frontali. Il bilancio più pesante è quello dell'incidente avvenuto a Maddaloni, dove nell'impatto tra due vetture sono morti un carabiniere di 30 anni, nato a S. Agata dei Goti (Benevento) e un 19enne del luogo. A Sessa Aurunca, sulla statale domiziana, un altro scontro frontale ha provocato la morte di un giovane di 22 anni, residente a Itri (Latina). A Lusciano, infine, è morto un 19enne alla guida di una vettura che si è ribaltata. A Maddaloni, sulla Statale Appia, un'Alfa 147 sulla quale viaggiavano il carabiniere Erminio Mauro, di 30 anni di S. Agata dei Goti (Benevento) ed un amico di 35 anni, L.C., si è scontrata frontalmente con una Lancia Y, condotta da Vincenzo De Luca, di 20 anni, di Arienzo e che aveva a bordo un amico di 18 anni. Il militare, che era in servizio a Roma, e Vincenzo De Luca sono morti sul colpo. L.C. é stato ricoverato nell'ospedale di Maddaloni con una prognosi di guarigione di 30 giorni; il diciottenne, invece, ha riportato gravi lesioni ed è ricoverato nello stesso ospedale con prognosi riservata. Sulla Statale Domiziana, al km 23, in una zona periferica di Sessa Aurunca, si sono scontrate una Fiat Panda, guidata da Federico Mancini, di 22 anni, di Itri (Latina), sulla quale viaggiava anche il gratello Gianpaolo, ed una Audi. Nel violento urto Federico Mancini è morto sul colpo; il fratello è ricoverato nell'ospedale di Sessa Aurunca,ma le sue condizioni non sono gravi. Illesi gli occupanti dell'altra vettura. Nel terzo incidente è morto un giovane di 19 anni. La monovolume che guidava si è capovolta ed il giovane è morto sul colpo per gravi lesioni al capo ed


Lajatico (Pisa)  Due motociclisti sono morti in un incidente stradale avvenuto oggi intorno alle 12,30 a La Sterza, nel comune di Lajatico (Pisa). Secondo una prima ricostruzione, sul posto sono intervenuti i carabinieri, nell'incidente avvenuto in un rettilineo i due motociclisti si sarebbero scontrati frontalmente. Le vittime sono Marco Cecconi, 34 anni, di Lajatico e Marco Bartoli, 32 anni di Pontedera (Pisa). La dinamica dell'incidente è ancora in corso di accertamento, ma, stando a una prima ricostruzione, la moto Augusta guidata da Cecconi e la Harley Davidson di Bartoli si sarebbero scontrate frontalmente in prossimità di una semicurva con buona visuale, vicino a un lungo rettilineo sulla strada statale 439. Entrambi i motociclisti sono morti sul colpo.


Casilina: confessa e resta libero il pirata che uccise un uomo tre giorni fa


«Sono scappato per paura». Denunciato a piede libero
per omicidio colposo fuga e omissione di soccorso

       
 Il messaggero 15 marzo 2009       
     
ROMA (14 marzo) - Prima ha negato, poi tra le lacrime ha confessato ai vigili urbani che l'hanno individuato e portato al Comando del VIII Gruppo, di aver investito e ucciso Igino Cecchi, 58 anni. S.F., 50 anni, elettrauto, sposato con due figli, ha ammesso di esser scappato per paura.
S.F. comunque non andrà in carcere. È stato infatti denunciato a piede libero per omicidio colposo e potrà tornarsene a casa. L'uomo è uscito dal Comando del VIII Gruppo ed è stato scortato dai vigili fino a casa. Ad aspettarlo fuori dal comadano i parenti della vittima che gli hanno gridato «sei una
m...».

Dopo tre giorni di indagini, è stato rintracciato stamani nel suo appartamento a Ponte di Nona e individuato come l'autore dell'incidente avvenuto nella notte tra l'11 e il 12 marzo in via Fontana Candida, alla periferia di Roma. Tra gli elementi che hanno consentito agli agenti di rintracciare il pirata della strada, un filmato registrato da una telecamera (le foto) nel quale si vede chiaramente l'incidente ma non la targa della macchina.

La confessione. Portato al comando, ha subito detto di non esser stato l'autore dell'investimento, poi però si è messo a piangere e, afferma uno dei vigili, «ha ammesso la sua responsabilità spiegando che aveva intenzione di costituirsi tra oggi e domani perché non dorme da tre giorni e non sentiva la coscienza a posto».

«Credevo di aver colpito un animale». Nel corso dell'interrogatorio l'uomo avrebbe dichiarato di aver visto una cosa scura, sentito un urto, ma ha supposto che si trattasse di un animale. Tornato a casa ha raccontato di aver visto Roma-Arsenal e di aver saputo dopo, dai telegiornali, dell'incidente: «A quel punto ho capito che potevo essere stato io».

Il veicolo col quale S.F. ha investito Checchi è una Fiat Palio station vagon grigio canna di fucile ritrovata in via Padre Domenico da Uster, a Ponte di Nona. Sul cofano una profonda ammaccatura e il parabrezza anteriore completamente distrutto. L'autovettura è stata trovata dai vigili urbani grazie a un'attività investigativa ininterrotta per tre giorni e tre notti con perlustrazioni e pattugliamenti, l'uso dell'elicottero, controlli di tracce telefoniche, visioni di filmati di telecamere a cui sono seguiti accertamenti e riscontri. L'autovettura sarà esaminata dalla polizia scientifica per trovare tutte le conferme necessarie a quanto già ammesso dall'autore dell'incidente.

La famiglia: pretendiamo giustizia. «Ringraziamo Dio e ringraziamo la polizia municipale per aver trovato il responsabile dell'uccisione di Igino. Adesso vogliamo giustizia, la vera giustizia» ha detto la moglie filippina della vittima. Leonor Florentin, 30 anni in Italia era sposata con Igino da 21 anni.

Il fratello Umberto ha poi aggiunto che «ho avuto fiducia nella giustizia e voglio continuare ad averla». Poi singhiozzando ha detto: «L'ha lasciato come un cane in mezzo alla strada. Si doveva fermare, non posso avere pietà, è un italiano come noi, deve pagare fino all'ultimo». Umberto guardando i vigili urbani e il comandante Antonio Di Maggio, ha detto: «Giustizia deve essere fatta, lui oggi non deve uscire da qui, se esce lo fermiamo noi». Per poi aggiungere: «Pagano i romeni, paghino anche gli italiani, anche per dare un esempio di giustizia ai romeni».


Appello confermata la pena all'allevatore che provocò la morte di Davide Rossitto

AUTO CONTRO MUCCA. Il violento schianto costò la vita a due giovani Bovaro reo pure in Appello I giudici della prima sezione penale della Corte d’Appello (presidente, Ignazio Augusto Santangelo; a latere, Gioacchino La Rosa e Salvatore Costa) hanno confermato la sentenza di condanna alla pena di un anno e quattro mesi di reclusione emessa dal Gup del Tribunale di Siracusa nei confronti dell’allevatore Antonino Foraci, 47 anni,poichè riconosciuto colpevole di omicidio colposo  plurimo in danno del carabiniere Davide Rossitto e della sua fidanzata Daniela Trigilio.

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La Sicilia


Da l'Unione Sarda

Villacidro. Nel processo per omicidio colposo celebrato a Cagliari ammessa per la prima volta l'Aifvs
Vittime della strada parte civile

 

Investì un ciclista, automobilista condannato
 
Giovedì 12 marzo 2009
Per la prima volta in Sardegna l'associazione che tutela le vittime degli incidenti stradali si è potuta costituire parte civile nel processo contro l'imputato accusato di omicidio colposo, come previsto da una legge varata nove anni fa.
 L 'auto procedeva a forte velocità, preceduta da un'utilitaria molto più lenta: all'improvviso la visibilità si era abbassata a causa del sorgere del sole e il conducente, per evitare il tamponamento, aveva frenato bruscamente e sterzato sulla destra. Nella piazzola di sosta c'era un ciclista, fermo, ed era stato travolto.
Così l'automobilista è stato portato davanti al giudice con l'accusa di omicidio colposo e ieri, per la prima volta in Sardegna, la seconda in Italia, l'Associazione italiana familiari e vittime della strada onlus si è costituita parte civile insieme ai parenti della vittima. Si tratta della traduzione pratica di una legge del 2000 che consente alle «associazioni di promozione sociale l'intervento nei processi civili e penali per il risarcimento dei danni derivanti dalla lesione di interessi collettivi concernenti le finalità generali perseguite».
L'Aifvs ha interesse a partecipare in qualità di danneggiata dal reato, si legge nell'atto di costituzione come parte civile presentato dall'avvocato Ettore Cinus, «poiché costituisce lesione diretta e immediata degli scopi statutari e dei fini sociali e individuali. L'azione delittuosa ha infatti cagionato non solo la violazione delle situazioni giuridiche soggettive della persona offesa ma anche la lesione di interessi collettivi la cui seria tutela è perseguita dall'associazione, effettivamente e in ambito nazionale, in rappresentanza di tutte le incolpevoli vittime di reati sulla strada e dei superstiti, per rendere loro giustizia e combattere la strage silente che ogni giorno si consuma sulle strada, prevenendo e propugnando la repressione delle condotte sconsiderate che costituiscono un'offesa gravissima alla sicurezza della collettività».
L'incidente stradale di cui si è discusso ieri mattina davanti al gup di Cagliari Ermengarda Ferrarese risale al 23 settembre 2007: insieme ad altri ciclisti Luca Ortu stava percorrendo in bicicletta la strada provinciale di Villacidro quando, per aspettare un amico rimasto indietro, si era fermato in una piazzola di sosta. All'improvviso gli era piombata addosso la Fiat 600 condotta da Andrea Peddis, 23 anni di Cagliari residente a Gonnosfanadiga, e per il ciclista non c'era stato nulla da fare.
Era stato subito chiaro che l'incidente fosse stato causato dall'eccessiva velocità ma poi il consulente tecnico del pubblico ministero aveva individuato anche un concorso di colpa in capo al ciclista che avrebbe effettuato una inversione a U in un tratto della strada pericoloso visto che una curva impediva la visuale. Gli avvocati di parte civile sono riusciti però a dimostrare che quando è stato travolto, il ciclista era fermo nella piazzola di sosta, la visibilità in quel tratto di strada era ottima e la carreggiata libera da autoveicoli. Insomma, la dinamica dell'incidente non è quella ricostruita dal consulente tecnico che contraddiceva quanto riferito da numerosi testimoni, a cominciare dal gruppo di ciclisti che procedeva lungo la provinciale per Villacidro insieme a Luca Ortu. Soltanto dopo l'attraversamento della strada era sopraggiunta l'auto di Peddis che, lanciata a forte velocità, aveva travolto il ciclista fermo nella piazzola (e non in mezzo alla carreggiata nell'atto di completare l'inversione). Peddis aveva frenato bruscamente, non a caso sull'asfalto c'erano tracce di pneumatico per circa 70 metri e i testimoni hanno parlato di una violenta fumata della Fiat Seicento.
Ecco perché il giudice ha escluso il concorso di colpa della vittima dell'incidente nel ratificare la pena concordata per l'imputato da accusa e difesa: Andrea Peddis ha patteggiato un anno di reclusione con la condizionale e la sospensione della patente per due anni. Dovrà inoltre risarcire le spese di giudizio alla vedova e ai parenti del ciclista che si sono costituiti parte civile e anche, novità assoluta in Sardegna, all'associazione italiana familiari e vittime della strada. Quanto al danno morale e materiale, sarà quantificato in un separato giudizio civile.
M. F. CH.

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