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Milano, 14 feb (Adnkronos Salute) - Il trauma può trasformarsi in malattie per i familiari delle vittime di incidenti stradali . Per circa 8 mila morti l'anno in Italia, ci sono in media due o tre parenti che restano irreparabilmente coinvolti e segnati dalla tragedia. Per i 20 mila invalidi gravi non si possono non considerare i familiari che devono assisterli, due o tre in media per invalido, circa 50-60 mila solo in Italia. Rimurginano sull'evento, si deprimono, si ammalano d'ansia e non solo. Per loro la vita non è più la stessa. Molte famiglie non resistono al contraccolpo del dolore imprevisto, al trauma violento di un incidente stradale. E cadono sotto i colpi della sofferenza.

E' il quadro tracciato dalla Federazione europea vittime della strada e dall'Unione europea, che ha individuato un legame tra l'evento traumatico e le patologie che si manifestano in persone diverse dalla vittima vera e propria. Un fenomeno che colpisce il 90% delle famiglie che fanno i conti con un evento innaturale, violento, imprevisto come un incidente stradale. Negli Stati Uniti lo chiamano 'post traumatic stress disorder' ed è contemplato dal Manuale delle malattie mentali degli Usa. ''La violenza inaspettata lascia il segno e alla lunga causa danni psicofisici", spiega Roberto Maiocchi, componente dell'Associazione vittime della strada, che ha documentato questo fenomeno per l'Italia, raccogliendo con pazienza certosina studi, storie, statistiche.

Il grido d'aiuto dei parenti delle vittime è silenzioso, troppo spesso inascoltato. "Perché - spiega Maiocchi - i dolori più grandi sono muti". E per dare voce al dolore che ammala, e uccide in molti casi, il 22 febbraio a Roma, Maiocchi presenterà alla Camera dei deputati una relazione sulla perdita della qualità della vita dopo gli incidenti. "Un gruppo di parlamentari ha deciso di rimettere in discussione l'articolo 111 della Costituzione per dare una piena dignità costituzionale alla figura della vittima".

Un'esigenza dettata da una mancanza dello Stato italiano, e del Sistema sanitario nazionale, che "a oggi risulta assolutamente impreparato ad affrontare l'emergenza". A differenza di quanto succede in altri Paese europei. "In Inghilterra - spiega Maiocchi - hanno realizzato protocolli di comportamento, linee guida per la cura della malattia. Orientamenti che sono vincolanti a tutti i livelli, a partire dal personale che accoglie in pronto soccorso le vittime di incidenti stradali e i loro congiunti. Peccato che in Italia questo passaggio non è mai avvenuto".

Maiocchi sottolinea il costo degli incidenti, non solo in termini psicofisici e sociali, ma anche economici. "Ho imparato a essere cinico e dico che al Governo e alle Regioni dovrebbe interessare questo dato che pesa sui bilanci del Ssn". Si aggira intorno ai 200 milioni, il costo che lo Stato si sobbarca ogni anno per gli incidenti stradali. Cifre allarmanti che delineano anche l'emergenza vissuta dalle famiglie italiane. Secondo i dati raccolti nello studio della Federazione europea vittime della strada, il 90% subisce un significativo calo permanente della qualità della vita. Problemi di sonno, cefalee, incubi notturni. E ancora ansia, perdita di autostima, claustrofobia, fino ai disturbi sessuali, alimentari e ai problemi di coppia che in molti casi sfociano nel divorzio. Le sofferenze psicologiche sono fortissime, e di lunga durata. Il 72% perde interesse per le attività quotidiane, il 64% soffre di depressione, il 78% prova rabbia e il 71% risentimento.

Ma lista dei disturbi è ancora più lunga: il 49% dei familiari delle vittime perde fiducia in se stesso, il 46% ha attacchi d'ansia. Il 50% dichiara di aver consumato a lungo sostanze psicotrope. Il 68% dei genitori smette di pensare al futuro. E la capacità di godere la vita come prima dell'incidente scompare per il 91% dei parenti delle vittime per i primi tre anni. Il danno si ripercuote sulla salute in maniera drammatica. "C'è anche chi muore", spiega Maiocchi. "E' stato provato che la depressione aumenta l'infiammazione circolatoria e mette i soggetti a rischio d'infarto".

Il dolore, in definitiva, fa ammalare, in molti casi uccide. Una dinamica che riguarda un numero indefinito di persone comuni, ma che salta agli occhi dell'opinione pubblica solo quando a essere colpiti sono personaggi celebri. Come la madre di Giovannino Agnelli, Antonella Piaggio, che morì a un anno di distanza dalla scomparsa del figlio. "Primo Levi - aggiunge Maiocchi - si è suicidato ben 30 anni dopo l'esperienza nel campo di concentramento". I primi a individuare i sintomi di questo disturbo da stress post-traumatico sono stati i veterani del Vietnam, che, reduci dalle violenze viste e subite in guerra, soffrivano degli stessi malesseri. "Così succede anche a quanti rimangono coinvolti in un incidente. In fondo sempre di violenza si tratta. Alle Istituzioni deve arrivare questo messaggio: sono quattro categorie che restano coinvolte negli incidenti. Chi muore, chi rimane invalido, i genitori che si vedono morire un figlio, i genitori che si devono prendere cura dei figli invalidi. Li abbiamo ignorati a lungo. E' ora di intervenire".

(Lus/Adnkronos Salute)

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