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Stragi del sabato sera, ancora una notte di sangue sulle strade per incidenti causati dal mix di pioggia e alta velocità. Il più grave è uno scontro frontale tra due auto avvenuto ad Agnano, in via Beccadelli: nel violento impatto sono morti due coniugi di Bagnoli, Franco D’Antonio e Letizia Turzo, di 40 e 37 anni, e sette persone sono rimaste ferite. Altri incidenti, per fortuna non mortali, sono avvenuti in via Gussono, in via Vaccaro, in via Acton e in via Regina Margherita.

L’ultimo messaggio di Letizia "Chiamate subito i miei figli"

LEANDRO DEL GAUDIO Le ultime parole le ha affidate agli infermieri: «Questo è il mio telefonino, da qui potete risalire ai numeri dei miei figli e a quello di mia sorella. Non allarmateli, non fatemi stare preoccupata». Se ne è andata così, Letizia Turzo, casalinga di trentasette anni, dopo essere stata ricoverata all’ospedale San Paolo di Fuorigrotta. In corsia ci arriva assieme al marito, ma lei è perfettamente cosciente, prima che esplodesse un’emorragia interna, prima che i colpi dell’incidente avessero conseguenze irreversibili sul suo organismo. Letizia è morta poco dopo aver sussurrato l’ultima sua premura di madre, in un ospedale che poche ore dopo - all’alba di ieri mattina - si riempie di sgomento e sofferenza. Non c’è speranza per il marito di Letizia, Franco D’Antonio, 40 anni, impiegato in una ditta edile, per il quale c’è stato poco da fare. Assieme alla moglie è stato condotto alla camera mortuaria del secondo policlinico e anche qui, in una notte fatale - scandita dall’ora legale - il fato ha giocato la sua parte: D’Antonio è infatti il nipote di un impiegato che da vent’anni lavora nell’obitorio dell’istituto federiciano. Se l’è visto arrivare lì in sul posto di lavoro e per lui non è stato un pomeriggio qualunque. Le due bare sono assieme, una affianco all’altra, dopo una vita serena scandita da gioie e speranze assieme ai figli. Una famiglia distrutta, quella di Letizia e Franco, con due figli minorenni - hanno diciassette e quindici anni - che ora dovranno essere affidati dal Tribunale ai propri parenti. La sorella di Letizia, Assunta Turzo, ha il viso segnato dal dolore, una disperazione contenuta in espressioni di composto decoro: «Eravamo legatissime. Sabato pomeriggio ci siamo sentite, doveva venire a cena da noi, ma hanno cambiato programma ed è stata una scelta fatale». Poi c’è spazio per una recriminazione: «L’incidente è avvenuto poco dopo la mezzanotte, noi siamo stati avvisati alle 16,30, un ritardo inaccettabile, lo ripeto inaccettabile: mia sorella non è morta sul colpo, so che ha chiesto di me, avevo il diritto di stringerle le mani un’ultima volta». Ma è in ospedale che si incrociano i destini e che i sentimenti delle persone coinvolte si confondono nel via vai di una corsia. Assieme ai coniugi deceduti, viaggiavano nella stessa auto - una Mazda - una coppia di amici con il proprio figlioletto di appena 13 anni. Lui, il capofamiglia, è in rianimazione, volto e ginocchia spappolati dall’incidente. La moglie - Rosa Abruzzese, 45 anni - ce la farà a guarire: «Non ricordo granché - spiega provando a ripercorrere gli attimi prima dell’incidente - ero convinta che l’auto si fosse capovolta, invece eravamo noi a girare su noi stessi. Ho pensato alla morte, ho pensato a stringere mio figlio». Già, il figlio. Tredici anni, è nella stanza accanto. Si chiama Alessio, ha i capelli a spazzola, un viso pulito segnato dalle ferite dell’incidente. Prova a fare l’ometto: «Vado a scuola, alle medie di Bagnoli. Sto bene, anche se il braccio mi fa male. Non ricordo bene cosa è accaduto, so solo che eravamo stati a cenare con amici di mamma e papà e si faceva ritorno a casa. È accaduto dopo la mezzanotte, di cosa stavamo parlando? Sì, ora ricordo: parlavamo dell’ora legale, stavamo scherzando sull’ora che non esiste, quella in cui non avremmo dormito». L’ora fatale per una famiglia, distrutta dal manto stradale e dall’eccessiva velocità di un’altra auto che ha sbandato e ha travolto la vita di due persone.


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