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SICUREZZA
UN SABATO PER LE STRADE DEL NORD ITALIA, TRA AUTO, SPINELLI, ALCOL E PASTICCHE


VIAGGIO AL TERMINE
DELLA NOTTE

È la guerra di casa nostra. Ogni giorno in Italia si verificano in media 617 incidenti stradali, causando la morte di 15 persone e il ferimento di altre 860. Nel 2005 ci sono stati 225.078 incidenti, 5.426 morti e 313.727 feriti. Le vittime di età compresa tra i 18 e i 29 anni sono state 1.065, i feriti 71.729. Per i giovani è la prima causa di morte, più delle malattie, più di tutti i ragazzi che hanno perso la vita in tutte le missioni all’estero, più delle altre tragedie di altra natura messe insieme, più di tutte le vittime del terrorismo degli ultimi 30 anni. Riusciremo a fermare questa assurda ecatombe di giovani, come è stato fatto in Francia e in Inghilterra? Finalmente il Governo ha approntato un disegno di legge in materia di sicurezza stradale, che annuncia "tolleranza zero" per le violazioni più gravi del Codice della strada, a cominciare dalla guida in stato di ebbrezza. E soprattutto sono stati annunciati maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine (Amato ne ha promesso un milione entro la fine dell’anno, contro gli attuali 200 mila). Ma la guerra di casa nostra non può limitarsi alle leggi e ai controlli. Vanno combattuti il nulla e il vuoto in cui troppi ragazzi galleggiano, il nichilismo della loro esistenza. Troppo spesso i giovani giocano con la loro vita. Dobbiamo fermarli.La produzione del papavero nel 2006 è cresciuta, e il 2007 si annuncia anno record. «Bisogna impegnarsi di più».

«Certo che lo conoscevo, il Simo». "Simo" è un ragazzo di 20 anni che ora è intubato in un letto degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Venerdì notte tornava da un pub: la sua Bmw impazzita si è schiantata a una tale violenza da bucare il muro del vecchio camposanto di Martinengo, spesso mezzo metro. Quanto hai bevuto stasera? Lo chiedo a uno di loro: «Forse un po'
 più di sei, ma sono solo birre» (foto Ansa/La Presse).

Il "Simo" è di Bariano, un Comune di 4.500 abitanti del Bergamasco, che col Bresciano è uno dei principali teatri di questo stillicidio di giovani vite. Non passa praticamente notte senza incidenti, morti di ragazzi, pianti di padri e madri, famiglie inghiottite dalla disperazione. La stessa notte un giovane imprenditore del paese si è schiantato contro un guardrail con la sua Porsche all’uscita dalla discoteca. Il padre non si dà pace, perché gliela aveva regalata lui: «Era il mio figlio adorato, gran lavoratore, o­nesto, buono, come potevo rifiutargliela?». 

È sabato sera, l’orologio segna le 23.30. Siamo al "parchetto" di Bariano, in provincia di Bergamo, che in realtà è un giardinetto squallido incassato tra l’asfalto e il cemento dei condomini, a parlare con una decina di ragazzi di una compagnia. Per "carburarsi" prima della notte hanno una cassa intera di birre nascosta sotto un giubbotto.


Parliamo di "Gianni" e del "Simo". «Ci dispiace per quello della Porsche, magari andremo al funerale. Queste cose succederanno sempre, è destino, non puoi cambiare la testa della gente». Ragazzi e ragazzi sui 18 anni, muratori, imbianchini, operai, elettricisti. Che ne pensate della nuova legge sulla sicurezza stradale? «Assurda: 24.000 euro di multa, ma ti rendi conto? A lavorare con 1.000 euro al mese, quanto ci metti a pagarla? Eppoi questa cosa che chi guida ha un braccialetto e non può bere è una vaccata: basta che l’amico va al bar e prende da bere per quello col braccialetto. Io in discoteca ci vado, dall’una alle sei: ballo, ballo e non mi fermo mai. Che male c’è?».

Chiediamo dove si può schiacciare sull’acceleratore. «Andate sulla Morengo-Cologno al Serio che vi divertite». Ci andiamo. La ditta "Aesys Spa" di Seriate ci ha messo a disposizione un radar di rilevamento per la velocità. È mezzanotte e mezza: ci piazziamo sul bordo della strada. Il limite è di 70 all’ora, ma basta lo spostamento d’aria per capire a quanto vanno. E infatti al computer il tecnico Marco Bertoncini rileva numeri da paura: 124, 128, 135 km all’ora. Ce n’è abbastanza per ritirare tutte le patenti, i lampioni sono pochi, se qualcuno taglia o attraversa la strada non c’è scampo. Ci spostiamo: Milano-Venezia, una gimcana di cartelli, segnali luminosi e deviazioni per i lavori, che qui non mancano mai, pare un videogioco più che un’autostrada. L’immenso capannone della discoteca Nikita si vede già dal cavalcavia. Dice il direttore Franco Miceli: «I ragazzi qui non si possono ubriacare, dentro ci sono un sacco di sorveglianti. Eppoi non ne hanno i soldi, una consumazione è cara. E infatti chi si ubriaca va da altre parti, non certo in una discoteca come questa, qui ci sono solo facce pulite».

«La roba? La tengono in macchina»

«Chi consuma schifezze da altre parti, di solito, le tiene in macchina. Nei locali i controlli sono severi. Il braccialetto? Mi pare un palliativo: il discorso deve partire dalla scuola, dalla famiglia, dal buonsenso. Il nostro "vocalist" fa continui appelli a non bere per chi deve guidare». Alle quattro del mattino ci spostiamo in un’altra discoteca, verso Brescia. C’è un insolito via vai al parcheggio. Per quale motivo i ragazzi escono ed entrano dal locale per infilarsi in macchina? Ci avviciniamo ma un buttafuori dal locale ce lo impedisce. Su un muretto ci sono tre ragazzi, sono minorenni, uno butta via uno spinello, poi cerca di recuperarlo: «Potevi dirmelo che non sei un poliziotto. Qui gira qualsiasi cosa, dalle pastiglie alla coca e non vedo perché non si debba fare. Torniamo a casa alle sette. Tanto la domenica si dorme tutto il pomeriggio».

Di nuovo in macchina. Finalmente notiamo dei lampeggianti azzurrini che tagliano la notte. È un posto di blocco dei carabinieri e della polizia locale di Seriate, di fronte al "discopub" Excel. I ragazzi vengono fermati, tirano il fiato e soffiano dentro un marchingegno a forma di torcia. Se risultano positivi entrano in un furgone attrezzato per controlli più approfonditi. Dalle due alle quattro hanno revocato venti patenti, ci dice il tenente che coordina il posto di blocco. «Un ragazzo ha cercato di scappare: lo abbiamo preso, era senza patente, già sospesa. Ma ci sono giovani venuti da noi a piedi che si sono sottoposti volontariamente al test. Se positivi, hanno chiamato i genitori o il taxi». La nostra notte finisce al centro commerciale di Curno, tra capannoni, vetro e cemento, una moltitudine di ragazzi consuma nell’alba livida pizze al trancio e birre, tra bottiglie vuote e piatti di plastica, spettacolo di raro squallore. Alcuni ripartono sgommando verso casa. A noi non resta che puntare verso Milano, sulla statale, perché l’autostrada è chiusa. Alle cinque del mattino siamo in coda, dietro una lunga fila di Tir.



Francesco Anfossi
ha collaborato Giuseppe Lupi


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