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Domenica 14 Ottobre 2007

«Va aggiornato il Codice penale»

di Raffaella Calandra


Da Pubblico ministero, ne ha esaminati a decine. Ma il dramma degli omicidi colposi sulla strada, Fabio Roia li ha vissuti direttamente, come figlio. «Nel 1996 – racconta il magistrato oggi membro del Csm – mio padre è stato travolto sulle strisce pedonali a Milano. L'autista ha patteggiato ed è stato condannato a Brescia, a 6 mesi, pena sospesa perché incensurato». Una sentenza che ha «turbato» il figlio, ma non ha «stupito» il magistrato, consapevole che «le pene per chi toglie la vita guidando ubriaco o a velocità elevata, sono virtuali: ci sono i benefici, che devono esistere; spesso si tratta di incensurati che patteggiano godendo così degli sconti» spiega Roia. Un meccanismo che però va modificato «perché così la pena non svolge la funzione deterrente», come ha verificato nei 15 anni da Pm a Milano: «I numeri sono aumentati. In media ogni 40 giorni, ogni turno esterno, mi arrivavano un paio di casi di omicidi provocati da autisti ubriachi». Fascicoli chiusi con patteggiamenti «da 10 mesi a un anno, nel caso di una sola vittima».
Roia propone allora «l'innalzamento dei parametri delle pene, con confisca dell'auto e, dove necessario, l'arresto in flagranza. Perché la guida in stato d'ebbrezza è un caso di colpa cosciente», cioè chi si mette al volante dopo aver bevuto, sa che potrebbe trasformarsi in un killer. Il magistrato non arriva a ipotizzare il dolo eventuale, ma approva la proposta di introdurre il reato di «omicidio colposo per guida in stato d'ebbrezza o sotto l'effetto di stupefacenti».
Un cavallo di battaglia, questo, del suo collega Pm a Bologna, Valter Giovannini, che «troppo spesso» deve occuparsi di morti sulla strada. «È avvilente – si sfoga Giovannini – ricevere ogni lunedì uno spaventoso numero di denunce per guida in stato d'ebbrezza». E così ha cercato una «giurisprudenza innovativa», da mettere in atto in due direzioni: il sequestro preventivo della patente fino alla sentenza di primo grado e la contestazione del reato di omicidio volontario. «Sono 25 le patenti che abbiamo requisito, fermando gli autisti ben oltre i sei mesi di un sequestro amministrativo. Tutti recidivi per guida in stato d'ebbrezza» spiega. Il Tribunale del Riesame ha finora condiviso questa linea di rigore, come nel caso della misura cautelare per un bolognese, ubriaco e sotto effetto di hashish, che a marzo ha investito un settantenne, uccidendolo. «Chi guida in certe condizioni accetta il rischio di incidenti mortali» è la tesi su cui si fonda la contestazione dell'omicidio volontario (la via che potrebbe imboccare anche il caso del bimbo travolto da una motocicletta a Bormio). Ma nulla è scontato e i giochi sono ancora aperti, se è vero che questa impostazione è stata bocciata dal Gip, anche se poi approvata dal Riesame. Potrà quindi accadere, scaduti i termini per il ricorso in Cassazione, che all'indagato venga applicata, dopo mesi, la misura degli arresti domiciliari. Pugno di ferro in Procura, dunque, in sintonia con il dettato del capo dell'Ufficio Enrico Di Nicola.
«Perché può essere arrestato chi ruba – ragiona Giovannini – ma non chi, ubriaco al volante, toglie la vita ad altre persone?». E cita l'esempio degli Usa, dove «chi viene trovato alla guida con tassi di alcol non consentiti viene fermato immediatamente». Ed ecco l'idea, condivisa dagli esperti di questa casistica, di pene non più virtuali, con l'introduzione dell'«omicidio colposo per guida in stato d'ebbrezza. Ciò – conclude il Pm bolognese – renderebbe possibile l'arresto, anche per chi si ferma e non scappa dopo l'incidente».
A una «soglia minima di pena», pensano invece Domenico Musicco e Gianmarco Cesari, tra i legali più attivi nella difesa delle vittime, attraverso l'associazione dei familiari (www.vittimestrada.org). «Non contestiamo la discrezionalità del giudice – precisa Musicco – ma la gente si sentirebbe meno calpestata se venisse fissata una soglia al di sotto della quale la pena non può scendere. In Inghilterra la soglia è di tre mesi».
«Si rischia di più a superare il limite dei 50 km/h – nota Cesari – perché i Comuni piazzano l'autovelox per fare cassa. Ma se guidi a 190, ubriaco, la passi liscia, per mancanza di controlli. In Italia, per avere un termine di paragone, in 12 mesi ne vengono fatti 200mila, in Francia 10 milioni”. Del resto, commentano i legali «nei Paesi che hanno affrontato il problema, chi guida ubriaco finisce in cella, da noi paga la multa. Non c'è altro da dire».

Domenica 14 Ottobre 2007

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