Vittime della strada non è vero che a ucciderli sia bastato “un attimo di distrazione”:  no, ci son voluti anni di colpevole indifferenza   A.I.F.V.S. onlus

         
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Il Messaggero Abruzzo - 13 gennaio 2008 

di DANIELA CESARII 

ORTONA - La sicurezza stradale come modello di educazione alla vita: è questa la conclusione dei lavori del convegno regionale sul tema "Sicurezza stradale: considerazioni, problematiche e futuri scenari" organizzato dall'associazione culturale "Atlantide" in collaborazione con la Polizia stradale e svoltosi nella mattinata di ieri al Teatro Vittoria. La piaga dei morti sulla strada, che fa ogni anno 5 mila vittime, è stata dibattuta in tutte le sue sfaccettature per spazzare via il pregiudizio che la morte negli incidenti riguardi solo i giovani al sabato sera o chi fa uso di sostanze stupefacenti o chi abusa dell'alcool. Stando ai dati diramati dell'ACI, infatti, a trovare la morte sulla strada, nella maggior parte dei casi, è il cittadino medio che usa l'auto nello spostamento quotidiano per andare al lavoro o a scuola. «A volte l'eccesso di sicurezza ci induce a sbagliare anche sulla strada, colpa della società che tende a cancellare il valore positivo della paura che contiene in sé saggezza -ha detto nel suo intervento Simone Balduino dirigente superiore della Polizia di Stato-. L'errore sta anche nel pensare che chi circola sulla strada sia diverso da chi circola sul territorio per questo bisognerebbe allargare l'attività di educazione e sensibilizzazione della gente». Per Balduino occorrerebbe evitare di demonizzare alcune categorie, come gli autotrasportatori, o dare la colpa solo alla scarsa sicurezza delle strade o agli agenti atmosferici: «Il guidatore deve essere abile, sì, ma soprattutto prudente e la società deve accollarsi il compito di aiutare l'individuo a non essere vittima dell'amore per la velocità», spiega Balduino. Toccante la testimonianza del responsabile regionale dell'Associazione Italiana Familiari Vittime della Strada, Paolo D'Onofrio: «Ogni volta parlare di morti sulla strada ripropone, per noi genitori, il dolore della perdita di un figlio -ha spiegato D'Onofrio-. Ma il dolore può e deve essere costruttivo e in questo senso va la mia testimonianza e il mio lavoro affinché sempre meno genitori vivano il mio dolore». L'associazione è attiva da dieci anni ed ha 99 sedi in tutta Italia.


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