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Un anno di reclusione, con pena sospesa. Ovvero, non ci sarà il carcere. E’ la sentenza emessa questa mattina in Tribunale a Lecce dal giudice per l’udienza preliminare Annalisa De Benedictis, nel corso di un’udienza per la morte di un motociclista. Marco Presicce, 32 anni di Nardò, rimase vittima di un tragico sinistro sulla provinciale 112 Taranto- Nardò il 30 maggio dello scorso anno, in seguito all’impatto con la Opel Frontera condotta da Cosima Tiziana Calabrese di Nardò (http://www.lecceprima.it/articolo.asp?articolo=1935). La donna, per entrare in un’area di servizio sita nella corsia opposta, sbarrò la strada non accordando la precedenza allo scooter. Presicce si arrestò contro il muro della fiancata del Frontera e morì sul colpo.

Particolare di rilievo, nel processo penale si è costituita parte civile per la prima volta a Lecce l’Associazione italiana familiari e vittime della strada (http://www.vittimestrada.org/) assieme a tutti i congiunti superstiti. La loro intenzione era quella di rappresentare la gravità del danno nell’interesse collettivo, con particolare riferimento alla pericolosità delle strade del Salento.

“Una sentenza che non raggiunge un effetto di riconciliazione del reo con le vittime e dimostra che la Procura e la magistratura a Lecce è ancora orientata a partire per il patteggiamento dal minimo della pena per il reato di omicidio colposo stradale a differenza di tanti Tribunali Italiani che hanno iniziato a concedere patteggiamenti più orientati verso il massimo che verso il minimo contro la criminalità stradale; una occasione persa per far valere a Lecce una pena esemplare”. E’ questo il commento dell’avvocato Gianmarco Cesari, di Roma, legale dell’Associazione italiana familiari vittime della strada che ha preso le difese anche dei familiari.

In aula era presente tutta la famiglia di Presicce: mamma Luciana Cucci, che è scoppiata più volte in lacrime, gli altri due figli Serena e Luca, il marito Vito. Secondo l’avvocato Gianmarco Cesari la pena patteggiata non sarebbe dunque congrua rispetto al reato. L’imputata era assente dall’aula del processo.


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